"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te"
Boris Pasternák
Nel Giugno di dieci anni fa, compivo cinquant’anni e diedi una gran bella festa.
Sembrava tutto fantastico e le fatiche e i travagli dei lunghi anni precedenti, allietati da nascite, incontri e altrettanti momenti memorabili, apparivano come un grande, unitario e, assieme, ragionevole, se pur sempre ricco di giusto senso del Mistero, scenario.
Il 13 di settembre ultimo scorso, causa più che legittimo rimprovero dell’arcivescovo di Colonia ad un suo sacerdote per aver impartito una benedizione ad una coppia gay, un gruppo di sacerdoti ‘dissidenti’ hanno organizzato e celebrato sulla porta della cattedrale una benedizione di coppie dello stesso sesso dinnanzi a 400 persone.
Ancora le parole del prof. Begato a conclusione di quanto apparso qui la settimana passata
Anziché scavare nel tema degli stereotipi preso in se stesso, preferisco spostare il focus della riflessione ed esplorare in che modo si potrebbe purificare il nostro sguardo sugli stereotipi. Per fare questo, mi lascerò guidare da una pagina illuminata di Romano Guardini.
Riproduco qui la prima parte (seguirà la seconda la prossima settimana) di una lezione tenuta dal prof. Begato.
Testo che reputo puntuale e fondamentale circa (cito il titolo da lui scelto) “Il problema degli stereotipi davanti ai tormentoni LGBTQ+ e Woke”
"Il mio ricordo nella preghiera, con l’augurio di mantenere sempre viva la speranza!"
E poi sotto, piccolino e stortignaccolo perchè lo spazio su cui scrivere era finito, ”Di cuore la saluto”.
Firmato suor Maria Grazia sdc.
Un bel mattino ci si sveglia e, anche se le solite cose sembrano al solito posto, tutto è cambiato.
Così, ascoltando omelie dove il sacerdote quarantenne cita come esegesi alla Parola di Dio, Lacan, sbagliandone tra l’altro la definizione (Filosofo, invece di psicoanalista), una fedele qualunque si accorge che, lì, tra quei soliti banchi, non c’è più la solita Chiesa.
Accecati da una cultura del ‘risentimento’, una cultura fondata sulla perversione del concetto di ‘uguaglianza’, nessuno riesce a scampare al profondo e distruttivo romanzo di sé.
Poco tempo fa, mio figlio mi ha fatto dono di una sua raccolta di novelle, edita per i tipi di una piccola casa marchigiana.
Come mamma, non potevo che trovare bellissimo quanto lui scriveva, ma la cosa che mi ha colpito (e commosso), al di là del merito che altri più competenti di me riconosceranno o meno a questa piccola opera, è stata la dedica, di suo pugno, sulla prima pagina: “A mia madre, per avermi insegnato l’amore per i libri”.
Oggi (il 10 Giugno per chi scrive) sono esattamente 60 anni dal 10 Giugno del 1963, giorno in cui Kennedy si espresse in maniera folgorante ed insuperabile - secondo l’espressione di Jeffrey Sachs, di cui riportiamo un articolo dedicato - per illustrare la sua formula per arrivare alla pace con l’allora URSS.
Dopo eventi truci come l’assassinio di Senago di qualche giorno fa, si scatena tutto un mondo di saggi pensatori e sdegnati stigmatizzatori del male.
Altrui.
Una bella mattina dell’anno 399 a.C. un figlio sta andando a denunciare il proprio padre
Siamo ad Atene, presso il Portico dell’Arconte Re, il magistrato preposto all’esame delle cause di natura religiosa.
Vedendo la parata di capi di governo del G7 ad Hiroshima, tutti schierati a confermare il presidente USA della loro fedeltà, come tanti burattini imploranti e
Se qualcuno avesse bisogno - di tanto in tanto - di chiarimenti sul metodo tortuoso e ambiguo a cui i Gesuiti fanno regolarmente ricorso, come loro specifica connotazione, nel rivolgersi al mondo circostante, basta cogliere al volo uno degli ultimi Angelus papali.
La Chiesa locale e non è in fermento per l’attesa del prossimo concilio dei Vescovi sulla ‘Sinodalità’.
Il paradosso continuo e generale in cui la venuta di Cristo ha gettato l’ordinaria umanità che ci costituisce non cessa di tragicomicamente dirompere nel tempo e nello spazio!
In entrambi i casi si è trattato di riflessioni sulla famiglia.
Anzi, sul legame, tutto speciale, unico e misterioso, che si instaura tra individui per il fatto stesso di essere una famiglia.
Inizia quella settimana, la Settimana santa, in cui più drammaticamente viene offerta alla nostra sensibilità desensibilizzata la contemplazione del dolore, del tutto è
perduto, ma, anche della luce di una possibile speranza.
Leggendo un saggio sui primi passi della civiltà russa, avvenuti con la conversione al cristianesimo della Rus’ di Kiev nel X secolo, qualcosa mi ha impietosamente spinto a paragonare l’insipienza degli attuali capi della Kiev di oggi con la svolta invece intelligente di quelli di allora.
di Stefano Fontana
Il decennio del pontificato di Francesco che cade in questi giorni ha creato un considerevole sconcerto. È come se qualcuno fosse intervenuto a scompigliare tutte le carte in tavola, lasciando tutti senza parole sia per il metodo adoperato sia per i nuovi contenuti riguardanti punti molto sensibili della fede cattolica.
Vorrei evidenziare l’importanza dei contributi che il prof. Giovanni Lazzaretti continua a dare riguarda la pasticciata versione sulla guerra in Ucraina somministrataci quotidianamente dai media filo-americani, cioè servi
Molto consolante constatare che per un medioevale, come fu Guglielmo di Saint-Thierry, (1085-1148) la normalità è la virtù, ovvero il fatto umano come coincidenza col bisogno di essere buoni.
Continuo a riflettere sull’Antifona alla comunione della Messa di stamani, prima Domenica di Quaresima: "(…) scuto circumdabit te veritas eius".
Presa dal salmo 90, viene tradotta con "la Sua fedeltà ti sarà scudo".
“Credevo fosse amore, invece era un calesse”, non indica solo lo stato confusionale dei due protagonisti del film di Massimo Troisi.
Quello che più ci sconcerta, non è tanto vedere male azioni - per quanto questo sia sempre brutto - e la nostra relativa impotenza a fermarle.
Ciò che veramente ha il potere di sconcertare è la mancanza di senso logico. Del male, cosiddetto, come anche dell’altrettanto cosiddetto bene.
La bellezza a cui non osiamo più credere e di cui abbiamo fatto
un'apparenza per potercene liberare a cuor leggero
Il più delle volte ci si innamora, amando ‘i nostri stessi sogni’ come riflette Sof’ja Tostana, andando a ripescare, dopo solo due settimane di matrimonio, il suo vecchio diario, diario che - come afferma lei stessa - pensava non avrebbe mai più dovuto trovar posto nelle sue giornate, da quando, fresca sposina, troneggiava accanto a lei la presenza di un marito.
Impegnata nel rito del caffè mattutino, provando ad indovinare quanto tempo ci sarebbe voluto perché mi risvegliasse voglia ed energia sufficienti ad iniziare la giornata, l’occhio mi è caduto, vicino alla tazza fumante, sul libro appena arrivato e lì posato.
Dal dicembre 2012, ultimo Avvento con Benedetto XVI, non ero più riuscita a copiare ed archiviare qui nel mio PC le cose belle che lui ancora - per nostra fortuna - andava dicendo e che io leggevo sull’Osservatore Romano a cui ero abbonata.
Riporto qui un passo del Gesù di Nazaret, volume pubblicato nel 2007.
Il primo volume pubblicato, come gli altri due dedicati anch’essi alla figura di Cristo, è ricchissimo di contenuti che - in quest’ora della sua recente dipartita - ci restituiscono un po’ della grandezza di papa Ratzinger.
L’espressione "Sulla porta di Pasqua, ma non ancora dentro", narrava il fratello di papa Benedetto XVI nel libro uscito nel 2011, è diventata - dal giorno del suo Battesimo, la metafora di tutta la sua vita, che - prosegue Georg Ratzinger - "fin dall’inizio è stata una metafora pasquale".
Leggevo e rileggevo questa frase ogniqualvolta passavo sul cavalcavia tra la Triennale e via Venti Settembre, a Milano.
Qualche spiritosone l’aveva dipinta sul muretto che fiancheggiava il marciapiede.
Dopo un giro di due giorni, tra vie e vetrine un tempo nemmeno troppo remoto, illuminate e decorate con qualcosa di simile alla passione dettata dalla letizia, oltre che dal business, mi sento di definire questo, come il Natale più trash della mia vita.
Qui, nello specifico, i condizionamenti o - come dice l’autore - le ‘variazioni’ della Dottrina Sociale della Chiesa in seguito ad una determinata linea interpretativa del Concilio Vaticano II.
(sottolineature mie)
La questione principale per chi affronta il tema del Vaticano II è di stabilire se esso costituisca in qualche modo un problema in se stesso, o se i problemi sono nati dalla sua applicazione la quale sarebbe avvenuta con forzature, errori, fughe scriteriate in avanti.
Questo intervento di Stefano Fontana, sulle riduzioni portate avanti dai frutti del Concilio Vaticano II è più ampio di quanto qui riportato.
Ne proporrò più avanti altre parti.
Venerdì prossimo cadrà un anniversario di nozze celebrate tanto tempo fa, in una delle più celebri e belle chiese romane.
Un autore capitato per caso tra i miei libri narra la vita della propria nonna, coetanea della mia bisnonna.
Sempre per caso, questo libro si troverà tra le mie mani proprio in un giorno d’autunno e con una dedica autografa, datata all’anno stesso della mia nascita.
Quante volte ci siamo ritrovati seduti sull’angolo del nostro baule disfatto.
Da Le côté des Guermantes. (Prima notte a Doncières. Un albergo fiabesco e rassicurante), di Marcel Proust.
Jeffrey Sachs, uno dei più importanti economisti americani, professore e direttore del Dipartimento per lo Sviluppo sostenibile della Columbia University, è stato consigliere di tre segretari generali dell’ONU e domenica al Forum di Roma organizzato dalla comunità di sant’Egidio ha spiegato alcune cose di non proprio minima importanza.
La Chiesa post-concilio, e il sacerdote don Giussani nella fase due della sua vita, se pure in maniera - rispetto ad altri- più vincolata alla tradizione della Chiesa, hanno come obiettivo sostanziale il ‘dialogo’.
I giovani adolescenti in talare che sciamano correndo a fine lezione nel cortile di Venegono gridando “Deissmann! Deissmann!” - come ricorda Giussani, fissando nella memoria probabilmente solo un nome degli almeno due che nel ’36 vennero alla ribalta nel campo degli studi testamentari - sprizzano un’euforia che trapelerà sempre, in futuro, ogni qualvolta la questione in ballo sarà la parola ‘avvenimento’.
C’è stato un giorno, parecchi anni fa, in cui andai a Roma in auto con don Giussani.
Era il 19 marzo del 1979.
Seduta al fianco del guidatore stavo io, perché don Giussani si ostinava, nonostante le mie offerte, a starsene seduto dietro.
Ripensando - come alcune centinaia di persone stanno facendo i questo periodo - a Don Luigi Giussani, di cui il prossimo 15 ottobre cadrà il centenario dalla nascita, parecchie immagini, parole, fatti emergono nella mia mente.
“Sant’Agostino ha scritto: “Che cosa è lo Stato senza la giustizia, Null’altro che una banda di ladroni”.
Quando ho pensato a questo titolo, sinceramente non stavo realizzando che proprio con ‘balli’, ballerine e accademie di ballo, mi è toccato avere a che fare come ignara ulteriore testimone di cosa significhi un clima di sopraffazione e prevaricazione creatosi pure qui, da noi, in Italia, dove siamo tutti convinti di vivere in un regime politico che si chiama ‘democrazia’.
di Giovanni Lazzaretti
La guerra d’Ucraina c’entra parecchio con le elezioni, ma per capirlo bisogna rifare un minimo di storia. Condensatissima, lo prometto.
Rivolgo un caro saluto, dopo la sbornia della arsura estiva, a chi accende il PC e si concede un piovoso (almeno dove sono io, piove) ritorno alle carlapensate.
Afflitta dal grande caldo di questa torrida estate, trovo un po’ di conforto a leggere con quale e quanta ostinazione un caldo altrettanto torrido non riusciva ad impedire al mitico Heinrich Schliemann di salire, scendere, arrampicarsi e fare avanti e indietro lunghi sentieri a dorso di ronzini, in questi stessi questi giorni esattamente 154 anni fa, alla ricerca di Troia.
Mettersi, d’estate, a osservare le stelle accade quando sopraggiunge la notte.
Quando una persona si trova in un luogo dove non vorrebbe stare, capita che si metta, la notte, ad osservare le stelle.
In questa estate assetata praticamente senza mai una nuvola, attendo tutto il giorno la sera per mettermi sul balcone a guardare le stelle.
Nella foto in bianco e nero, con qualche macchietta qua e là regalo del tempo, si vedono bene un grande paio di occhi spalancati spuntare dalla spuma di tulle dell'abito del battesimo, pochi giorni dopo la nascita. E si vede bene anche un sorriso, bianco come il tulle dell'abitino dipingersi a lato, sulla destra, quello della mamma.
Minuta, l’abito di un viola tenue e un paio di ballerine blu ai piedi.
Il collo piegato per un’artrosi inclemente e il taglio di capelli tutti grigi alla garçonne.
Impressionante leggere in un ‘intervista di un onorevole ‘cattolico’ e capo di una delle infinite formazioni partitiche succedute al crollo della vecchia Balena Bianca.
Una sera di tanti anni fa, Joseph Ratzinger si trovò ad una cena tra intellettuali riuniti in casa di Ernst Bloch, l’autore di Principio speranza, e accadde che la discussione si trovasse incagliata sul problema allora in espansione della droga. Ratzinger si sentì in dovere di commentare che nel Medioevo non esisteva un problema droga. Fu - come ricorda lui stesso - immediatamente gelato dagli sguardi attoniti ed infastiditi dell’uditorio.
Inviata ad un sito cattolico che riproduco perché apre il cuore
“Ho cinquantasette anni e sono stata atea per gran parte della mia vita, diciamo a esclusione degli ultimi due anni. Provengo da una famiglia di stretta osservanza socialista, e sebbene a suo tempo abbia ricevuto Comunione e Cresima (per non essere troppo diversa dai compagni di scuola), il catechismo non deve aver prodotto su di me un gran risultato dato che ho vissuto decenni di puro e mai annacquato convinto materialismo.
Le cose un po’ raccapriccianti, sono tante, come tutti ben sappiamo.
Nella mia vita, personalmente, non ne sono certo mancate.
Copio qui sotto un articolo di Massimo Fini del 19 aprile 2022, che ritengo centri perfettamente tutto il pandemonio suscitato dalla vicenda russo-ucraina.
Avrei dovuto pubblicarlo prima giacché appare un po’ ‘datato’, ma rimane comunque perfettamente calzante.
A Maria che mi telefona per chiedermi cosa intendevo quando, due settimane fa, scrivevo che don Giussani ci ha regalato una mappa del Tesoro e poi se ne è andato, portandosi via le chiavi del medesimo, vorrei rispondere con queste poche righe.
Quando, oggi, in un messaggio augurale di Pasqua, mi son vista arrivare la frase classica sulla pace che la Pasqua dovrebbe portare a noi e al mondo intero, non ho potuto fare a meno di rispondere - ma non è una genialata mia, erano parole di Giovanni Paolo II, e, in genere, della Chiesa fin dalla sua fondazione che senza, verità, ‘pace’ è una parola vuota e ipocrita come vuote e ipocrite sono le fakes news che ci vengono servite quotidianamente da media e mainstream.
Una delle cose più belle e che più mi fanno riflettere in questo mese di Aprile è ricevere i video dei miei due nipotini più piccoli che iniziano a camminare.
Dopo tanta Ucraina, dopotutto il chiasso infernale e le infernali corse al riarmo senza senso, infine stiamo pure sempre preparandoci alla Pasqua (forse).
Di Giovanni Lazzaretti
***
Non so se era l’unica via percorribile, ma la fine dell’URSS fu “fatta male”. Trasformare delle ripartizioni amministrative in Stati sovrani era forse un esito inevitabile, ma creava problemi immensi: creazione di eserciti, creazione di una politica estera, infrastrutture di uno Stato unitario che si sbriciolavano (pensiamo agli armamenti nucleari che si dovettero traslocare) e andavano ripensate.
“Lavrov, il ministro degli esteri russo, ha detto a chiare lettere che il problema della pace con l’Ucraina non passa solo dalle relazioni e competizioni tra russi e ucraini, ma tra russi ed americani, via ucraini.
Le guerre portano con sé sempre delle cose profondamente negative.
A me, questa ultima scoppiata per colpa della malafede occidentale, in Ucraina, sinceramente ha portato soprattutto due grandi cose positive:
27/02/2022
10 anni fa esatti, anzi 10 anni e un mese fa, avendo programmato una visita ad un’amica, mi aggiravo, avvolta da un magico e gelido candore, per la città attualmente sulla bocca di tutti: Kiev.
Nel coro generale di celebrazioni per il trentennale di Tangentopoli, evento epocale scoppiato con Mario Chiesa sorpreso a gettare l’anticipo di una mazzetta nel WC del suo ufficio al Trivulzio, il 17 febbraio del ’92, pare ci si sia dimenticati di alcuni altri trentennali, non meno rilevanti per la nostra storia patria recente: il 12 Marzo veniva freddato, da Cosa Nostra, Salvo Lima, fedelissimo di Andreotti, poi, il 23 Maggio a Capaci, la strage di Falcone, la moglie e la scorta.
Mi hanno colpito - e perciò lo riproduco - la sensibilità e l’acutezza di giudizio di Ferdinando Camon nel suo articolo dell’11 febbraio u.s. sul Fatto quotidiano, e del Fatto stesso che lo ha pubblicato.
Non è infatti un quotidiano che solitamente mostri molta passione per la Chiesa, quella vera, intendo.
Ho lavato accuratamente tutte le erbe ed erbette che la mia amica con l’orto mi ha regalato per fare il ripieno dei ravioli.
Le ho appunto lavate quanto più accuratamente mi era possibile e poi, ovviamente, le ho gettate in pentola a bollire.
Aleksandr Solženicyn
"Un tempo non osavamo fiatare, neppure bisbigliare. E adesso scriviamo per il «Samizdat», lo leggiamo, e ritrovandoci nei fumoir degli istituti di ricerca diamo sfogo al nostro malcontento: Quante ne combinano quelli, dove ci stanno portando!
Riflettendo sulla ‘inevitabile’ ascesa/direzione Colle - di Draghi a cui stiamo assistendo in questi giorni, non posso fare a meno di ripensare all'intervista di Ferruccio Pinotti ad Aldo Giannuli del 22 aprile 2021:
"Il nuovo assetto mondiale che andava creandosi nel primo dopoguerra, ha portato cattolici e laici, antagonisti storici nell’epoca dell’Italia unita, alla spartizione di potere in funzione anticomunista.
"Con buona pace di Veritatis splendor e della nostra tristezza spirituale": queste le parole sgorgate dal profondo del cuore all’autore dell’articolo che riporto questa settimana: un’ennesima denuncia della mala pianta gesuitica, cioè del tentativo di rincorrere il mondo nel suo limite anziché da questo limite aiutarlo a rivolgersi con più decisione che mai alla verità.
È un’operazione che si ripete ogni anno.
Prima, verso L’Immacolata - 8 dicembre - molti, come me, lo montano (adornandolo/decorandolo/illuminandolo), poi, dopo l’Epifania che ‘tutte le feste si porta via’, si smonta, si raccolgono i ninnoli vari in scatole che li proteggano avvolti in carta velina, e si ripongono in attesa del Natale che verrà.
Il Decreto Generale del 3 giugno 2021 (di poco precedente il Motu Proprio del 16 luglio 2021 con cui si tenta da parte del vaticano di imbavagliare i fedeli che celebrano secondo la Messa di sempre), porta in luce il filone che ha serpeggiato sempre, da dopo il Concilio in qua, attraverso il Gesuitismo criptoprotestantico di cui lo stesso Von Balthasar, gesuita egli stesso, dovette far le spese prima di tutti.
Nel pieno delle feste di Natale è un po’ strano pensare a un’isoletta, ad un luogo di tuffi e bagni al mare.
Era così piena la Galleria Vittorio Emanuele di Milano vista oggi in televisione, così pressate le persone che vi ci si muovevano, così tribolata la reporter per aprirsi un varco in mezzo alla folla che rumoreggiava in piazza Duomo che, improvvisamente mi son scoperta a pensare se anche Cristo,
Ho riaperto per caso un cassetto colmo di vecchie cose e ho trovato quanto scrissi per la rivista Tempi anni addietro con il titolo propostomi da Amicone, “Tra entusiasmo sacro e debolezza di giudizio”.
L’Università Cattolica è stata ufficialmente fondata il 7 dicembre 1921, domani cento anni fa.
Non era il grandioso complesso di edifici che conosciamo oggi.
È rimasta sola la figlia di Sion
come una capanna in una vigna,
come un casotto in un campo di cocomeri
come una città assediata”.
Isaia, 1, 1-18
L’attenzione dei giornali di queste ultime settimane è stata colta da una vicenda drammatica e inquietante legata al bio-business della maternità surrogata, in cui la generazione dei figli assume connotati sempre più simili alla produzione di merci che possono essere ordinate à la carte, e a cui si può, eventualmente, anche rinunciare pagando una penale.
Quando poco meno di un mese fa leggevamo sui vari media online del decesso di Luigi Amicone, appena sessantacinquenne, trovavamo varie cose, più o meno commoventi e sincere su di lui.
È un giorno di vento bestiale.
Bora.
Tira da Nord e spazza tutto quanto incontra sulla sua strada, con una forza ed una violenza che rende quasi impossibile aprire le persiane.
“Davanti alla potenza e alla divinità di Dio e allo splendore della sua bontà, particolarmente visibile nel sacramento dell’Eucaristia, si addice, infatti, che tutti nutrano e manifestino quel senso dell’adorabile maestà di Dio, che hanno ricevuto attraverso la passione salvifica del Figlio Unigenito.
Caro Luigi,
oggi è il giorno del tuo funerale, e io sono qua nel paesino di mare dove anche grazie a te sono finita a vivere.
All'appello alle fotografie che ricordano la nostra estate ha risposto Anna.
E io le sono grata.
Con il consueto piglio terrificante il Papa attuale ha dato il via ai lavori della Congregazione Generale dei vescovi in Vaticano.
Il tema, in linea con la cripto (ma neanche poi tanto cripto) protestantizzazione della Chiesa cattolica, è la ‘sinodalità’ nella Chiesa.
Caro Pier,
leggo, su un sito internet, per caso solo oggi della tua dipartita.
Te ne sei andato il 15 settembre scorso.
Tutto d’un tratto mi sei tornato in mente, con quei tuoi occhi grandi un po’ velati di timore, lì in quella libreria accanto santa Maria delle Grazie, dove per l’ultima volta ci siamo incontrati, al tempo dell’infuriare giudiziario su di me e la mia famiglia.
“Era il 1958, ascendeva al soglio pontificio - bonario, tollerante, arguto ma forse anche confuso e confusionario - angelo Roncalli, Giovanni XXIII”.
Nel breve commento che accompagna il motu proprio Traditionis custodes il Pontefice non avanza scrupoli dottrinali, non mette cioè in discussione l’ortodossia del rito preconciliare, ma ne denuncia «l’uso strumentale» che se ne farebbe, «sempre di più caratterizzato da un rifiuto crescente non solo della riforma liturgica, ma del Concilio Vaticano II, con l’affermazione infondata e insostenibile che abbia tradito la tradizione».
Questi due testi, assieme ad altri, sono stati raccolti in un volumetto dal titolo “La Chiesa del Concilio”, uscito nel novembre 1985 per i tipi di ISTRA, Istituto Studi per la Transizione, genialmente ideato tempo fa, da alcuni studiosi appartenenti ad un’area vicina a Comunione e Liberazione.
Ho pensato di chiudere la ‘produzione’ dell’anno (tra poco mi metterò in modalità stand by, per il caldo e - si spera - un po’ di vacanza) con questo appello /difesa /invocazione che giunge d’Oltralpe, dalla Francia, dove il Priore di un monastero benedettino si spende per richiamare alla lucidità e alla vera carità verso Dio, tutelando la bellezza del rito a Lui dovuto.
Ci fu un tempo in cui il Trascendente, pur ponendosi come assoluto, cioè qualcosa che, se c’è, non c’è altro che conti veramente, non rappresentava una minaccia.
"Tutta la vita di una società, le decisioni politiche e personali, possono fondarsi su una dittatura del falso, cioè di quel modo in cui le cose vengono rappresentate e riferite, in luogo della realtà stessa.
Secondo taluni che ci è dato ascoltare, all’interno della Chiesa oggi, le differenze contano tantissimo.
Sono da rispettare e valorizzare senza mezzi termini.
Grazie alle ultime guerre fratricide tra magistrati, capita di vedere in TV la faccia di PM che mai più avresti pensato di rivedere.
Ci sono giorni, come questi, che la bella stagione è indecisa se uscire allo scoperto o no, lancia delle avvisaglie del suo arrivo, tutti si spogliano, taluni si avventurano a mettersi in acqua nel mare anche se poi se ne scappano rapidi, e poi così come sembrava che fosse caldo ritorna il vento gelido dell’Est.
Nelle sue ‘Memorie di un figlio del secolo’, de Musset, a metà dell’800, esattamente come chiunque di noi all’inizio del secondo Millennio, è a disagio.
Al centro di Piazza San Pietro troneggia una tensostruttura metallica, frettolosamente decorata con una luce tubolare, sotto la quale si ergono, inquietanti come totem, poche orribili statue che nessuna persona dotata di senso comune oserebbe identificare con i personaggi della Natività.
Nell’ennesimo e, per ora, ultimo messaggio agli italiani del presidente del Consiglio, c’è stato il riconoscimento che “Natale non si può sottovalutare”.