"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

consenzienti a che il burattinaio li guardasse e li usasse, ma, ancor di più, vedendoli compier quel triste gesto di solidarietà con la povera gente - che proprio gli USA spianarono gettando loro addosso la Bomba il 6 agosto (Agosto, quindi, non 20 Maggio) del ’45 - e ammirando la coreografia di deporre in simultanea corone di fiori sui simulacri di tanti innocenti, una cosa mi veniva fatto di pensare: solo una.
Pagliacci.
Ma, ancor più di questa mi urtava la violenza della scelta comunicativa di usare il buonismo della pietà verso dei morti, in contemporanea alla sfacciataggine di fare tutto a Hiroshima, cioè ben innanzi al ‘nemico’ cinese. Una sorta di minaccia orchestrata per mandare un messaggio tutt’altro che di pace, come la deposizione delle corone di fiori, pretendeva veicolare.
Di disgusto in disgusto e di smascheramento in smascheramento, in questi giorni mi è capitato sottomano un libro del 2020 di Galloni, figlio dell’antico ministro democristiano, in cui si narra di un qualcosa che - nella mia pochezza e irrilevanza - io ho da tempo dato come spiegazione a me stessa e a coloro con cui mi capitava di parlarne, ha molto a che fare con l’omicidio Moro.
Io ho sempre pensato che le BR non fossero che patetiche quanto sanguinarie pedine. Ho letto parecchio sulla vicenda mai risolta veramente e l’unica cosa che mi è parso poter dedurre è stato lo zampino americano. Galloni, nel suo libro, non fa che darmene un ‘ulteriore conferma. A pag. 17 che in un incontro famoso a Washington tra Kissinger e Moro, questi viene aggredito da Kissinger che lo minaccia addirittura di morte.
“L’allora segretario di Stato americano dice a Moro: Tu non puoi continuare a far crescere l’Italia del 3 ,5 %, perché in questo modo state sconvolgendo gli equilibri geopolitici di tutto il Mediterraneo”.
A questo punto mi piace copiare una sintesi di una relazione tenuta il mese scorso dal prof. Gianfranco Battisti dell’Università di Trieste.
Con un pensiero rivolto a Moro, un altro ai poveri giapponesi che alle 8.15 di un Agosto lontano trovarono la loro fine senza pietà, ma con tanta ipocrisia del mondo ‘civile’ e uno ultimo ma non ultimo alle tante povere vittime dei tempi attuali in Ucraina. I quali non trovarono i carri armati dei Russi svegliandosi quanto i loro connazionali che li volevano spianare. A cominciare dalla strage di Odessa.
Battisti, per motivi inerenti al suo argomento specifico, offre una lettura interessante e fuori dai concerti e coreografie da main stream.


“All’apertura del World Economic Forum di Davos del 2022, La direttrice del FMI, Kristalina Georgieva, ha accusato la pandemia e Putin della ‘confluenza di catastrofi’ che l’economia globale sta affrontando.
La realtà è esattamente l’opposto: la causa di questi ‘incidenti’ è l’economia al collasso.
L’accelerazione del ‘paradigma emergenza’, a partire dal 2020, ha un semplice e ben occultato scopo: mascherare l’inevitabile collasso socioeconomico del sistema, e profittare dell’occasione per trasformarlo senza perderne possibilmente il controllo.
L’idea stessa di una moneta ‘digitale’ sottintende l’abbandono del dollaro, che, così, verrebbe abbandonato alla sua sorte.
Esso, infatti, rappresenta i debiti dell’America, la quale non ha che da augurarsi di potersene disfare.
Naturalmente ‘per il bene dell’umanità’.
Dal 1945 il mondo è sottoposto ad una regia, nemmeno tanto occulta, alla quale non è possibile sfuggire impunemente.
La sola manovra degli investimenti di capitali all’estero, soprattutto se accompagnata da quella sui dazi, - specie nella forma di prestiti agli stati, manovra nella quale l’Italia, per non citare la Grecia, ha fatto esperienze molto poco piacevoli - è in molti casi del tutto insufficiente. Lo dimostra la perdurante stagnazione del Giappone che inizia parallelamente al tumultuoso decollo della Cina.
Gli USA al momento sembrano essere a corto di capitali e quindi si vuole riproporre un’organizzazione dell’intera economia mondiale su basi tali da omogeneizzare tutti gli stili di vita, fino a giungere ad una vera e propria ridefinizione della realtà a livello antropologico.
Che nel mondo occidentale possa emergere la determinazione politica di imporre cambiamenti radicali su interi popoli, lo dimostra la trasformazione traumatica dell’ex Germania orientale, nonché l’estensione globale delle leggi americane. Basta gettare uno sguardo alle sanzioni che colpiscono Paesi, imprese, singole persone in qualsiasi parte del globo, come sancito anche dagli ‘ordinamenti presidenziali ‘ di Trump.
Ma la cosa da rilevare è che gli USA, essendo a corto di capitali, lo sono per l’arretramento delle loro imprese a livello di fatturato già dal 2017 quando la CIA, adottando il criterio dei ‘costi dei fattori’ dichiara che la Cina ha superato gli USA.
Nello stesso anno, la prima economia mondiale risulta l’Unione Europea (incredibile, ma vero! nota mia) nel suo complesso, oggi scivolata soltanto in terza posizione. Ne è uscita una nuova gerarchia fra gli stati che stravolge l’assetto generalmente dato per acquisito.
Su 21 tra le principali economie del pianeta, i Paesi in attivo oggi risultano solo 5:

- Cina
- Taiwan
- Corea del Sud
- Arabia saudita
- Russia

Tutti gli altri sono in rosso a cominciare dagli USA (meno! 3.090,6 mdi), Gran Bretagna, Germania, Francia.
Un ‘indagine recente documentata da Iero, fa emergere come tutti gli indicatori fondamentali (rapporto debito pubblico/PIL, posizione finanziaria netta all’estero, andamento pluridecennale della bilancia commerciale) relativi al 2021 collochino gli USA in posizione di netta debolezza rispetto alla Russia.
In realtà, gli USA stavano per crollare già nel 1971, nel bel mezzo della guerra del Viet-Nam.
Per uscirne hanno dovuto ritirarsi dal conflitto, rinnegare i loro impegni verso la comunità internazionale, svalutare fortemente il dollaro e imporne l’uso a tutti.
Il risultato è stato ottenuto precipitando il mondo nella prima grande crisi energetica, svoltasi, non casualmente, nel contesto di una nuova guerra mediorientale.
L’accordo sull’uso esclusivo del dollaro nelle transazioni petrolifere ha salvato la situazione americana, ma il rimedio è stato peggior del male.
Infatti, questo tipo di accordo ha abituato i politici americani a disinteressarsi dell’economia nazionale, confidando che i contribuenti di altri Paesi avrebbero coperto i debiti via via contratti da Washington.
L’abitudine a vivere al di sopra dei propri mezzi causata dal divario tra essi e i consumi effettivi, rilevabile nel rapporto del MIT a Roma del 1972, ha raggiunto ormai limiti inimmaginabili.
La disponibilità di dollari in quantità sostanzialmente illimitata ha reso sempre meno convenienti le produzioni sul suolo americano.
Se i grandi industriali avevano realizzato che, in media, il profitto ricavabile dall’industria non può superare annualmente il 5-7% del capitale investito, i nuovi avventurieri scoprirono che lo stesso capitale, investito in attività finanziarie, può rendere con facilità fino al 30%.
A Partire dalla presidenza Reagan prima e Clinton poi, la tendenza viene avallata con una serie di leggi che stravolgono completamente le regole dell’economia.
La finanza riesce così ad assumere il controllo dell’economia, interamente piegata ormai agli interessi di una ristretta casta.
Questa gigantesca rapina legalizzata viene chiamata con il termine aulico di finanziarizzazione.
Ma, dalla fine della Presidenza Clinton, ogni successivo inquilino della Casa Bianca erediterà un crack di Borsa di dimensioni sempre crescenti.
L’inizio è lo scoppio della bolla del 2001, quella dei titoli tecnologici le cui quotazioni erano salite a livelli semplicemente insensati.
Ma (e qui dico io… 'guarda un po'…) A CIASCUNA DI QUESTE CATASROFI FA SEGUITO UNA NUOVA GUERRA, che ravviva l’economia grazie ad un bagno di sangue in qualche parte del mondo.
(Qui l’autore fa seguire un elenco di esplosioni di bolle finanziarie americane e relativa guerra ‘esportata’ in qualche parte del globo.)
Ne invio volentieri l’elenco a chi fosse interessato, ma - meglio ancora - leggersi senz’altro tutto questo contributo del prof. Battisti e, da cui traggo alcune cose, che si può trovare sul periodico edito dall’Osservatorio Van Thun.
Siamo al 2008 (la bolla che esplode allora è quella famosa dei sub-prime, quando con vigore da Benedetto XVI stigmatizzò la libertà concessa agli operatori della Borsa, soprattutto di New York, di condurre le loro speculazioni al di là di ogni ragionevolezza) e - prosegue Battisti - inizia un ‘articolata manovra che spingendo Georgia e Ucraina ad aderire alla Nato, mira a spazzare la Russia dal Mar Nero. Unica vera causa scatenante del conflitto attuale.
Per scongiurare questa evenienza, Putin sarà costretto ad intervenire in Georgia. Nel 2010 scoppiano le cosiddette ‘primavere arabe’ che destabilizzeranno in maniera permanente l’intero Medio Oriente e si riproporranno, con lo stesso metodo, nel 2014 in Ucraina.
Con il colpo di Stato del Maidan a Kiev, l’America non ha semplicemente modificato la collocazione geopolitica di un Paese, ma ha fatto fallire il tentativo per la Russi di un assetto geoeconomico che le possa assicurare un futuro, attraverso una possibile costituzione di Unione Euroasiatica.
Benché tutti si rendano conto che questo stato di cose non può durare all’infinito, non appaiono segnali di cambiamento.
I timidi tentativi della FED di rallentare la creazione di moneta, si è scontrata con reazioni del mercato che l’hanno fatta desistere.
Attualmente essa si trova impotente ad assumere qualsiasi nuova iniziativa, dato che il sistema è ormai fuori controllo.
La verità a cui arrendersi è che le risposte ad una catastrofe originata dalla finanza non possono venire dall’autorità preposta alla sua regolazione, e ciò che più conta, nemmeno dalla finanza stessa: occorre intervenire decisamente sull’economia reale.
Mettere sotto controllo il passivo del bilancio federale americano sarebbe la priorità ma è una vera mission impossible: il buco dei conti qui è determinato dal bilancio della difesa. Ridurlo significherebbe mandare in crisi l’unica industri americana che ancora funziona, al di là del grande casinò di Wall street.
Ma basta che le prospettive di crescita di un Pese qualsiasi vengano a ridursi perché dallo stesso comincino a scappare capitali in cerca di guadagno e Wall Street rimane la meta più attraente.
Per innescare il meccanismo ci vuole ‘poco’: una crisi politica o un rincaro dei prezzi del petrolio, per esempio. Tutti eventi che da Washington si possono organizzare senza difficoltà.
Quanto sta avvenendo in Ucraina sembra adeguato alla bisogna ed è il risultato di un’azione pianificata a tavolino e portata avanti per anni.
Dal 2020 grazie al COVID si è aggiunta l’industria medicale che sta facendo affari d’oro con la vendita dei vaccini”.
Ma, qui si apre un altro paragrafo, e, per il momento, la chiudiamo lì.
C’è di che pensare e… star male a sufficienza.