"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

rovine
La cartina tornasole

La cronaca quotidiana, colta qua e là dalla lettura dei giornali o dall’ascolto dei telegiornali, se non fosse drammatica, sarebbe veramente esilarante.
In pratica assistiamo - e senza reagire più di tanto - ad una vera tragicommedia.
Da un lato - parlo di critici e giornalisti normalmente funzionanti, cioè le cui facoltà mentali sono ancora attive - si deve ammettere che la ratio ultima è ancora viva ed è il motore di taluni fatti e personaggi, ma, dall’altro, questa ratio ancora viva, loro stessi sono quasi allibiti di vedere che essa sia viva propria in tali personaggi.
Personaggi che la ‘superiorità’ occidentale, fondata sulla pretesa storicistica di detenere la verità ultima, cioè quella in cui ci siamo andati a impelagare grazie al relativismo e riduzionismo della ragione stessa imperante, di default non potrebbe ammettere che siano i soli veri ragionevoli. È il caso eccellente di un Orbàn che, in men che non si dica, appena iniziato il suo periodo di presidenza della Ue, si reca subito sia a Kiev che a Mosca, nonché in USA dal futuro presidente americano, a discutere per una trattativa di pace.
Elena Basile - in un altro interessante articolo - ricorda il suo periodo da funzionario vicario dell’Ambasciata italiana a Budapest, come un ‘epoca i cui tempi “erano tempi d’oro: era facile sentirsi parte della maggioranza progressista, liberale, socialista e federalista europea, dalla parte del giusto e lontano da una visione ‘clerico-fascista’ della società, quella (secondo lei, ovviamente) in poche parole di Orbàn”.
Subito dopo, grazie alla sua onestà intellettuale, la Basile però non esita ad aggiungere: ”Chi l’avrebbe mai detto che - grazie alla cartina tornasole di queste guerre - avrei dovuto conoscere un nuovo fascismo, ancora più potente e radicato nelle società occidentali: quello delle oligarchie finanziarie, delle armi e dell’energia, che utilizzano il finto progressismo dei falsi liberali e socialisti odierni, per attuare disegni di dominazione sulla scena internazionale, seminando caos ed instabilità?”
E prosegue: “Persone istruite e colte, da noi oggi, tentano di convincere l’opinione pubblica di dogmi senza fondamento. Un’azione diplomatica normale, come quella di Orbàn, viene demonizzata. (…)
Si ripete che il presidente della Russia vuole dividere l’Europa e ha dichiarato guerra alle democrazie. Un mondo orwelliano distrugge ormai la logica, mistifica la realtà.
(…)
Oggi posso solo esprimere lo sgomento della maggioranza della società civile consapevole del tradimento della pace, degli interessi dei popoli europei da parte della élite cosiddetta ‘illuminata’ occidentale.
Come mai molti di noi, a cui sembra di stare vivendo un incubo, non riusciamo a trovare un fatto, un solo fatto che possa giustificare la narrativa criminale della Nato?
In questo orizzonte buio è evidente che le differenze tra centrosinistra, centrodestra, destra radicale sono solo diversi mezzi di intrattenimento”.
La cosa tragicomica è appunto che questi stessi, che fanno ancora funzionare il cervello, non possono non ammettere che i rari esempi di ratio e di giudizio libero e spassionato, provengono proprio da mondi e mentalità che essi avevano imparato disciplinatamente a catalogare come ‘fascisti’, reazionari, fuori dal mondo civile.
La verità è che, oggi, per chi volesse vedere, tanti sipari ipocriti finalmente cominciano a crollare.
Oggi - a causa della farsa in cui ci dibattiamo per via dell’Ucraina - la pretesa superiorità illuminista e illuminata del pensiero e della civiltà dell’Occidente, si rivelano fondate sulla più squallida ubris e sull’insulto della ragione in quanto tale, eretta però a somma divinità.
Mi piace copiare un trafiletto della Valduga che ho letto sul giornale qualche giorno fa, intitolato “Signor Putin, non vale la pena di invaderci…”
Lo riporto qui poiché a mio parere è una sorta di dichiarazione di resa, confermandole, alle parole - che metto a seguire - di un intellettuale russo di ben 150 anni fa, il quale (nulla di nuovo sotto il sole, a quanto pare…) sfoderava una critica puntuale a noi Occidentali, anticipando la poetessa e gli intellettuali ancora ‘sani’ del nostro mondo.
“Gentile presidente Putin, vede bene cosa siamo diventati, noi europei della cosiddetta Unione Europea, a quale degradazione culturale, a quale spappolamento morale siamo giunti.
Noi non sappiamo più quali siano i valori e dove siano: confondiamo Raffaella Carrà con Simone Weil, Vasco Rossi con Fëdor Dostoevskij… Siamo sempre più ignoranti, assuefatti al fasullo, succubi del consenso, infantili, incivili, vili e vecchi… E perché mai lei dovrebbe venire ad invaderci?
Eppure, è questo che ci impone di credere e temere il rimbambito d’oltreoceano, o chi controlla lui.
Potremmo forse reagire?
La gioia del pensiero libero è perduta, perduto il piacere di capire e dissentire.
Sa cosa si pubblicizza di più, qui in Occidente, alla televisione?
Roba contro la stitichezza, insonnia e perdite urinarie.
La prego: non ci prenda sul serio” (Patrizia Valduga).
Da La Russia e l’occidente di F.I. Tjutčev:
“Ciò che si è soliti chiamare da tre secoli 'la civilizzazione dell’Occidente' altro non è che il pensiero moderno, nella sua interezza, a partire dalla sua rottura con la Chiesa.
E tale pensiero è il seguente: l’uomo, in definitiva, non fa riferimento e non dipende che da sé stesso, sia per la direzione della sua ragione, sia per quella della sua volontà.
Ogni potere è considerato venire dall’uomo, ogni autorità che reclami per sé un titolo superiore all’uomo non è che illusione o inganno. In altre parole, si tratta dell’apoteosi del sé umano nel senso più letterale della parola.
Chi ha insegnato a vedere nella riforma religiosa del XVI secolo un’era dell’emancipazione definitiva della ragione umana?
Chi ha salutato nella filosofia moderna la formula scientifica di questa emancipazione e ha glorificato nel movimento rivoluzionario del 1789 l’avvento al potere, ovvero l’affermazione del proprio dominio sulla società moderna da parte di questa ragione umana, così emancipata e dipendente ormai solo da sé stessa?
Da questi insegnamenti come si può volere che il sé umano, questa molecola costituiva della cosiddetta democrazia, non si prenda per oggetto della propria idolatria?
E, giacché a conti fatti esso non è tenuto a riconoscere altra autorità che la propria, chi pretendiamo che adori, se non sé stesso?
Vi è una minoranza della società occidentale che ha rotto con la vita storica delle masse e ha scosso tutte le credenze positive… Questo gruppo anonimo è quello dell’individualismo, della negazione in cui l’odio per l’autorità come principio funge da unico collante.
Ciò che è rimasto in Europa degli elementi della società antica, abbastanza vivi ma talmente penetrati anch’essi, saturati dal principio fallito dell’abuso della ragione, li fa apparire del tutto incapaci di produrre una qualunque cosa che possa generalmente accettata dalla società europea come una autorità legittima.
A partire dal principio della cupidigia apparirà evidente il fatto che l’unità europea non potrà mai essere garantita dall’attività finalizzata, ma inconscia, di un processo storicistico-naturale, il quale, sfruttando la sola inclinazione all’autoaffermazione e della propria parzialità soggettiva, lasci scaturire da questa l’obiettività razionale di un vero stato de iure”.