"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Libro che mi porto dietro, stanza per stanza ovunque in casa, troppo felice di averlo finalmente qui con me.
Il titolo è: “Nient’altro che la Verità”, scritto dal segretario di papa Benedetto XVI, appena uscito.
D’un tratto, un piccolo particolare, intravisto tra le volute del caffè, ha attratto la mia attenzione e mi ha - se non iniettato una voglia immediata di iniziare a vivere anche oggi - almeno un senso di divertito stupore.
Nel titolo, esattamente la V di verità, che uno se non ci pensa legge veloce senza badarci troppo, è scritta con la maiuscola.
Ieri, aprendo la confezione, non me ne ero nemmeno accorta.
Rimirando questa V maiuscola, quasi subliminale, mi son detta: ecco un esempio di ironia ratzingeriana, trapassata evidentemente, al suo più diretto e stretto collaboratore.
La stessa ironia , voglio dire, per cui , quando ci donò quel meraviglioso Motu proprio sulla ‘libertà’ di celebrare messa in latino (libertà da nulla, giacché non è mai stata abolita, la Messa in latino, anche se i più, impegnati nel disfacimento delle strutture portanti della Chiesa cattolica, così fanno credere), Benedetto XVI chiamò la Messa celebrata in latino Rito ‘straordinario’ .
Ora qui, su questo libro appena uscito, ecco che compare la verità, ma scritta con la V maiuscola.
A questo punto il mio caffè, non era più solo un mezzo per iniziare la mattinata, ma qualcosa che, evocando il passato, faceva riaffiorare cose, volti, fatti, pensieri, vicende di vario genere che - come penso nelle vite di tutti - in qualche modo erano collegate proprio con la verità.
Che , come sappiamo, se scritta così, con la V maiuscola intendo, indica Cristo, tout court.
Dunque, nel suo scritto - pensavo - Georg non intende elencarci semplicemente una rassegna documentaria di fatti come rivendicazione di una ‘giustizia’ legalistica e, magari, in attesa di ‘riparazione’ da chi di dovere, ribadire delle ‘verità’ di vario genere.
Qui, trattando la verità - quella della sua storia col papa emerito - si tratta niente di meno che di Cristo.
Vorrà narrarci, cioè, come un cristiano bavarese, divenuto poi cardinale nonché Papa, abbia fatto spazio, - fin nelle tristi condizioni che tutti conosciamo della sua vita - a Cristo.
Ma, per arrivare a questo punto così radicale della propria vita, occorre - mi dicevo bevendo il caffè - aver fatto spazio, prima, parecchie volte, e sempre, alle piccole verità, quelle con la v minuscola.
Quelle verità, minuscole appunto, con cui, nella banalità della propria vita quotidiana, capita a tutti di dover fare i conti, per riconoscerle o per negarle.
Non é questione di eroi d’altri tempi, quella di essere leali con la verità.
Essa ci si pone innanzi, quasi sempre, senza spreco d’armi o di rumori, in una della sue forme caratteristicamente piccole, come piccola è la quotidianità degli esseri umani.
Ed ecco che mi veniva in mente il recente servizio televisivo apparso sul canale Nove il 5 gennaio sera, dedicato all’ex presidente della Regione Lombardia.
Servizio in cui - sotto forma di piccoli spot - interveniva anche la sottoscritta.
Pur avendo accettato di farmi intervistare al riguardo Maggio scorso, per una durata di ben due ore e mezza, durata che non avrei immaginato potesse ridursi a pochi spot, scelti con chissà quale criterio, in realtà, al momento della messa in onda, non ho assolutamente acceso il televisore, né, quindi visto o sentito nulla.
Devo, infatti, al mio stomaco - che si rovescia al solo apparire nel mio raggio visivo di determinate persone - un minimo di rispetto.
Esattamente quello che le suddette persone non hanno mai dimostrato di avere nei miei di confronti.
Coloro che l’hanno visto, questo servizio televisivo, nonché le recensioni apparse all’indomani sui giornali, parlavano soprattutto di un ex presidente che continua a ripetere un’unica cosa: che la sua ‘colpa’ essere stata unicamente quella di avere avuto ‘amici, amici ricchi e generosi’.
È incredibile come un caffè appena svegli, sotto l’influsso di un titolo di libro ammiccante che parla di Verità, ti faccia venire in mente gli scenari più arditi!
Per esempio quelli in cui non si può accettare che si chiamino ‘amici’ i dona ferentes che si infilano nelle nostre vite, anche private - soprattutto private - per distruggerle con la menzogna.
Menzogna sui doni, prima di tutto, ché quelli elargiti all’ex-presidente, non erano frutto di generosità e - in secondo luogo - menzogne anche sulla ‘ricchezza’ di tali amici: non risorsa personale dei dona ferentes, bensì frutto di illeciti e appropriazione di soldi altrui.
A cominciare di quelli della propria moglie e, con altrettanta nonchalance, poi, dei contribuenti.
‘Amici’ riferito a chi ha scientemente manovrato per accattivarsi consenso all’interno di un sistema - purtroppo fragile - fondato su parole estratte dal dizionario cristiano, ma senza alcun fondamento nel campo semantico di riferimento, è proprio quanto - elucubrando sul termine ‘verità’, per di più con la V maiuscola - fa deglutire il caffè del mattino come si deglutisse una tazzina di veleno.
Gli amici, volendo restare in tema di piccole verità, l’ex presidente, li aveva, eccome.
Di quelli veri: quelli che, in cambio, non chiedevano a lui nulla, se non che lui fosse contento di loro, di stare con loro.
Amici che - effettivamente - non potevano regalare vacanze su yachts, od offrire cene, quadri e quant’altro di incantatore si possa offrire: solo il loro affetto.
Ma lui ha preferito chiamare ‘amici’ arrivisti senza dignità , che cavalcando perfettamente i suoi punti deboli, o semplicemente vizietti, hanno saputo tenerlo in pugno, convincendolo pure che lo facessero per il suo bene e per quello degli altri due o tre tirapiedi di cui - sempre l’ex presidente - pregiava attorniarsi.
È sbalorditivo come un caffè e un titolo ti possano restituire al giorno presente, facendoti piovere giù dai cieli infiniti dei tuoi sogni ed illusioni. Illusioni che, nonostante la verifica al negativo quotidiana, uno si ostina a coltivare.
Sperando che possa non essere stato veramente così.
Cioè che non ti sia stato squallidamente e senza mezza parola di dovute scuse, portato via tutto: casa, salute, soprattutto la fiducia in coloro che ami.
La questione è che le verità, quelle con la v minuscola, sono parte di quella con la V maiuscola.
Non basta andare in chiesa anche tutti i giorni, perché la verità con la v minuscola diventi magicamente quella con la V maiuscola, che - pure - in Chiesa ci abita.

Andando oltre la copertina, nel libro, poco dopo l’inizio, alcune cose:

"La morale in politica consiste esattamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole con cui ci si fa gioco dell’umanità dell’uomo e delle sue possibilità: non è morale il moralismo dell’avventura, quella che intende realizzare da sé le cose di Dio".
(da un’Omelia del Cardinal Ratzinger ai “Deputati cattolici”, Monaco 1981).

Il corsivo è mio.

(immagine: Carl Vilhelm Holsøe)