"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák


La nuova sinodalità come procedura.

 

Le categorie di “tempo” e di “prassi” immergono la nuova sinodalità nella storia. Diventa quindi obbligato assumere dalla storia e dal tempo presente alcune forme di prassi mondana. Se si tratta di tempo e di prassi, la Chiesa non può dimenticare di vivere in un certo tempo e di dover imparare da quel tempo forme di prassi ritenute utili anche per sé[13]. Alcune forme di queste prassi finalizzate a prendere decisioni rimandano al metodo democratico e, più precisamente, alla democrazia liberale procedurale. La letteratura sulla nuova sinodalità insiste molto nel sostenere che il modo di procedere della sinodalità non può venire equiparato a quello di un’assemblea parlamentare[14]. Però, qualcuno – fa notare come si debba mettere in conto ”almeno qualche analogia con quelli in atto nella società civile”[15]; “immaginare che la verifica del consesum fidelium non apra le porte a forme di democratizzazione della chiesa significa cadere in una forma di spiritualizzazione della vita ecclesiale e quindi impedire qualsiasi riforma che promuova la corresponsabilità”[16]. Se si vorrà decidere “non si potranno mettere da parte procedure mutuabili dall’esperienza delle società democratiche”[17]. Se poi le decisioni dovessero ancora essere poste nelle mani del papa e dovesse essere ancora lui a decidere, allora il riformismo della nuova sinodalità verrebbe compromesso, perché si metterebbe un tappo riparatore su quanto il tempo e la prassi avranno fatto emergere nella coscienza ecclesiale[18]. Una significativa apertura in questo senso è già stata realizzata riguardo al sinodo sulla famiglia: nel documento finale sono stati inseriti anche posizioni rigettate a maggioranza dai sinodali e in Amoris Laetitia Francesco ha dichiarato di non voler dire altro di diverso dalle conclusioni del sinodo[19]. È stato anche detto che, come nel passato la Chiesa aveva assunto al proprio interno lo schema politico monarchico, nulla vieterebbe ora di assumere quello democratico[20], non tenendo conto che l’assunzione dello schema monarchico non era una semplice presa a prestito dalle istituzioni del tempo, ma rimandava al concetto teologico di “regalità”. Non c’è dubbio, quindi, che forme di prassi democratica di tipo mondano entreranno nelle procedure sinodali, vi entreranno obbligatoriamente data la dipendenza della procedura sinodale dalle prassi vigenti nel tempo attuale. Sempre a questo riguardo, è di particolare interesse notare che la forma di democrazia che viene presa in esame per confrontarla con le procedure decisionali della nuova sinodalità, anche per evidenziare la reciproca irriducibilità, è solo e sempre la democrazia liberale moderna procedurale. Il confronto non viene fatto con la democrazia secondo Leone XIII, ma con la democrazia di Locke e Rousseau. Quando si sostiene la possibilità e la necessità di adottare procedure democratiche ci si riferisce senza ombra di dubbio alla democrazia procedurale, che la Dottrina sociale della Chiesa ha sempre condannato. Sarà questa e non altre forme democratiche ad entrare stabilmente nelle procedure di formazione di una opinione pubblica ecclesiale fatta coincidere con la voce dello Spirito Santo.

Cenno conclusivo

La nuova sinodalità, considerata nelle categorie sue proprie di tempo, prassi e procedura, è il momento conclusivo di un lungo percorso che ha attraversato tutta la modernità. Il modernismo è stato un fenomeno eminentemente filosofico. L’idea di trasformare la Chiesa non dall’esterno ma dall’interno aveva anche questo significato: introdurre nella teologia categorie filosofiche che l’avrebbero rivoluzionata, in modo che fosse la teologia cattolica stessa a deformare se stessa. Non c’è dubbio che questo sia ampiamente accaduto e che la nozione di nuova sinodalità sia un coerente punto di arrivo di questo tentativo. A farla da padrona sarà l’ermeneutica esistenzialista e storicista, separata dalla metafisica: i contenuti della fede saranno quanto l’interpretazione avrà sedimentato nel tempo, un susseguirsi di interpretazioni condivise e sedimentate, frutto di una opinione pubblica ecclesiale nata nel dibattito sinodale, ma pur sempre solo interpretazioni.


Stefano  Fontana
 
(immagine: Roma, bar davanti a S. Maria Maggiore)