"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Ultimamente, ci si è messa pure la ‘guerra’ ucraino-russa.
E sarò sintetica per lasciare spazio, in questo piccolo spazio che curo da qualche tempo, a voci ben più importanti della mia.
Prima, però, un paio di cose raccapriccianti mie recenti.
Appunto legate a questa fiction, purtroppo poco fiction, visto lo spargimento di sangue innocente - anche se in quantità minore di quanto sbandierato dalle comunicazioni di regime a cui dobbiamo sottostare- ma pur sempre sangue innocente.
Una è che, mentre vado a saldare il conto in una profumeria, mi chiedono come se niente fosse, come se si trattasse della lotteria del paese, se voglio aggiungere 2 euro per l’Ucraina.
Domanda a cui decisamente rispondo un bel no secco e che lascia perplessa la commessa, ma - a dire il vero - nemmeno più di tanto. Provo a spiegarle due cosette su come la penso, ma vedo un velo di fatica e di stanchezza scendere di default sulle palpebre di chi oltre a rossetti e fard non riesce a considerare, nella problematica routine quotidiana. I due euro, che chissà chi e chissà dove si è autonominato a raccogliere dalle signore a caccia di rimedi per le rughe, sono una subdolissima manovra per istituzionalizzare la ‘guerra’. Guerra in cui - di default, appunto - si dà per scontato che non si possa che stare dalla medesima parte, con i ‘buoni’, che nessuno, a cominciare dalla commessa che questua, si preoccupa di capire chi siano.
Dopodiché, la seconda cosa per me orrenda è l’annuncio - sempre per chiedere soldi - di non so che organizzazione benefica che agli ucraini sta organizzando pasti caldi, posti letto e corsi accelerati di lingua italiana!
Ma, allora, non se ne andranno più?
Cioè, a me certo non spiace affatto una presenza di altri ucraini oltre a quella già discretamente diffusa tra noi, ma il concetto in sé è dunque che - ammesso che la loro terra debba essere liberata (se non dalla Nato, da chi???) - dovranno dimenticarsela?
Non ci posso credere…
Un rifugiato per cause umanitarie che viene surrettiziamente trasformato in uno senza patria e senza casa, senza storia, senza radici, per tramutarlo in uno dei tanti senza volto che si aggirano a casa altrui in cerca di qualcosa da fare.
Come tanti profughi e abusivi del terzo mondo, ridotti a stendere la mano fuori dai nostri negozi, o, nei casi migliori, a correre come dannati su delle biciclette che li promuovono al rango politicamente corretto di riders
Forse, come diceva un vecchio amico, anche se oggi nessuno lo dice, visto che ieri si andava proprio in Ucraina per gli uteri in affitto, in questo modo si abbrevia il percorso per salvare i nostri sempre più sterili ménages coniugali?
Di cosa assurda in cosa assurda, mi ritrovo a leggere, su un quotidiano, le parole di un povero docente universitario - a causa della cui lucidità e preparazione culturale verrà eliminato il talk show della Berlinguer - che scopre - dopo anni di onesto lavoro e indefessa illusione di essere pagato come ricercatore per mettere in luce la verità - che esistono i ‘pregiudizi’.
Lo copio (in parte) perché trovo che non sia mai tardi per imparare (lui ha solo 47 anni, ma…) e perché non vedo altro che una rivelazione ad ampio spettro di quanto ordinariamente accade un po’ ovunque: nella famiglia, per esempio.
E, riflettendo a come - nelle famiglie appunto - ne vengano penalizzate spesso soprattutto loro tanti auguri alle mamme per la loro “festa”, domani.

“(…)
L’informazione può essere libera, come nelle democrazie occidentali, e nello stesso tempo, distorta.
Detto più semplicemente, il fatto che le persone siano libere di parlare, non implica di necessità che le persone dicano per questo cose corrispondenti al vero.
Dal momento che le comunità umane tendono a rappresentarsi in maniera migliore di quello che sono, dovremmo coltivare il sospetto, per diventare più consapevoli dei condizionamenti che subiamo.
Oggi dovremmo nutrire forti sospetti davanti al tentativo di imporre una sola narrazione della guerra in Ucraina.
Generalmente, le comunità umane impongono una rappresentazione della realtà univoca quando hanno qualcosa da nascondere.
Siccome i comportamenti immorali sono incompatibili con le rappresentazioni positive del Sé di cui tutti abbiamo bisogno, anche i governi impongono un solo modo di pensare, talvolta con la violenza, talaltra con tecniche assai sofisticate, quando hanno qualcosa da nascondere. In sintesi, i maestri del sospetto - Marx. Nietzsche, Freud - non sono importanti tanto per le loro conclusioni. Che nel tempo potrebbero anche venire superate, quanto per il metodo che ci consegnano: chi vuol imporre un solo modo di pensare, ha sempre qualcosa da nascondere.

(…)
Tutti parlano dell’invio di armi in Ucraina: nei bar, per le strade, in famiglia.
L’unico luogo, in cui questo argomento è proibito, è il Parlamento: il luogo supremo preposto a questo tipo di dibattito.
Ne consegue che, se il governo Draghi cerca di impedire la discussione a Montecitorio, deve avere qualcosa da nascondere.
Qualcosa di immorale, qualcosa che - se rivelato - procurerebbe vergogna e discredito ai ministri della Repubblica.
Noi occidentali sappiamo in anticipo che l’informazione in tempo di guerra è più libera in Occidente che nelle dittature.
Ma come possiamo stabilirlo prima di aver sottoposto a verifica empirica una simile proposizione?
Un modo potrebbe essere questo: “È più libera in Occidente, e basta! Altrimenti sei un nemico della Nazione!”
Ma lo spirito scientifico è uno spirito antiautoritario, e non può non sospettare.”

Da “Pregiudizi” di Alessandro Orsini, 3 Maggio 2022