"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Storia di Storie

Più guardavo e meno ci potevo credere…
Più ascoltavo e meno riuscivo a sentirlo…

Sto parlando di Badaloni e TV 2000 ieri sera in prima serata… Del programma “Illustri conosciuti”, replicato, oggi, domenica 1 Luglio alle ore 14.
Attraverso la faccia da bravo ragazzo con guizzi nello sguardo di furbizia, ecco che dalla TV del Vaticano veniva triturata nientemeno che la nostra storia di credenti cristiani cattolici attraverso la demolizione, piena di pretesi giudizi cultural/architettoniche, nientemeno che di San Pietro, chiesa simbolo della fede che il povero pescatore di Galilea era stato chiamato ad indicare nei secoli.
Mi è sembrato incredibile che l’arroganza di coloro che si muovono all’ombra della figura direi da commedia dell’arte, dell’attuale pontefice regnante, potesse venire alla luce in maniera così grossolana e violenta se pur mascherata da pretese di genere artistico …
Il bisogno di sostituire alla verità ‘scomoda’ che in questo caso osava avere la faccia del simbolo per eccellenza dell’universalità cattolica, san Pietro, si manifestava attraverso le parole del Badaloni con una virulenza pari all’insipienza di quanto proclamato.
Proclamato surrettiziamente, naturalmente…
Non dimentichiamo che fu proprio la costruzione della basilica di san Pietro con lo sforzo economico che costò alla cristianità a fornire secondo la vulgata il legittimo pretesto a Lutero per spaccare la Chiesa.
Dietro questa trasmissione trapelava forse qualche mai sedata animosità post luterana, sia pure in ambito ‘cattolico’?
Subliminale animosità velata di furbizia molto poco furba del tipo delle foto della lettera di Benedetto XVI fotografata solo in parte delle tristi cronache vaticane recenti?
Il succo era tutto lì: era veramente necessaria questa basilicona?
E per far questo l’apparato storico artistico veniva mobilitato mostrando, come per la lettera di cui sopra, soltanto i lati più adeguati alla  linea della ‘nuova’ comunicazione vaticana.
Credevamo noi che san Pietro fosse quella che appare oggi su tutte le cartoline ?
Ebbene no!
Quella che vediamo oggi nient’altro è che una sorta di gratuita contraffazione sorta dalle pretese ‘imperialiste’ di alcuni papi, in particolare il povero Giulio II, i quali si sono resi strumenti inconsapevoli di una nemesi epocale, a dire del povero Badaloni (e di chi gli aveva scritto la parte).
La nèmesi - attraverso le forme ‘classicheggianti della basilica quale la vediamo oggi -  sta tutta nella ‘rivincita del paganesimo’, represso e conculcato per secoli dalla ‘pretesa’ cristiana.
Questa in sintesi la lezione di Badaloni e di chi si serviva di lui per propinarcela.
Pretesa che - sempre secondo gli ideatori del programma - dopo l’editto di Costantino, non solo aveva ‘vampirizzato’ i resti dello splendore romano imperiale, impiegando marmi, colonne ed orpelli del miseramente crollato impero per costruire e decorarsi le proprie chiese, ma nientemeno aveva ‘distrutto una necropoli’ sul Colle Vaticano, per costruire la chiesa memoriale di un pescatore ivi martirizzato.
Ecco che allora dopo secoli di ‘occupazione’ territoriale e culturale dello spazio che non gli apparteneva, il paganesimo cacciato dalla porta, rientra dalla finestra!
Scrivo queste righe perché, tornando da Messa stamani, mi son trovata davanti un bel cartello che pubblicizzava la settimana (ormai conclusa) della Lotta alla Contraffazione.
E, spinta dal perentorio invito “La lotta al falso passa anche da te”, voglio dare il mio modesto contributo.
Badaloni, se non bastasse la vuotezza delle sue affermazioni debitamente istruitegli da chissà chi di ambigua e dossettiana memoria probabilmente, ieri sera mi ha fatto ricordare una guida dell’ Hérmitage a San Pietroburgo, sufficientemente giovane ma non tanto sbarbatella da non aver frequentato le scuole ai tempi che precedettero la caduta del Muro, Perestrojka ecc.
E questo connubio mi ha veramente irritato.
Davanti ad una bellissima tela che descriveva in maniera magistrale una tavola imbandita , di quelle classiche ai tempi dei festini e dei banchetti cinquecenteschi, la guida, dunque, si fermò assorta e ci regalò un fuoriprogramma gratuito quanto commovente: riandò con la mente ad alta voce a quando visitava coi bimbetti della scuola la medesima galleria e sostava con il maestro dinnanzi al medesimo quadro.
La cosa però che si sentiva in dovere - più verso se stessa direi - di dire era che  - allora -  a loro bambini (le cui mense casalinghe si poteva immaginare quanto raramente vedessero cibo, e cibo di quel tipo) veniva permessa la sosta solo per ‘constatare quanta roba mangiavano i ricchi’ e far rilevare l’ingiustizia della società borghese (anche se ai tempi del dipinto i borghesi, forse, erano ancora abbastanza di là da venire).
Che, su quella tela, si succedesse una prodigiosa sequela di nature morte, dal prezioso gioco di luci e sfumature coloristiche, nessuno aveva ritenuto di parlargliene, ovviamente, mai.
Ecco, al netto del dato sociologico della ricchezza della committenza per opere come quella e che pure sicuramente si palesa dietro una basilica di san Pietro, resta - spiace dirlo per i ‘rifacitori‘ della storia, un’evidenza di bellezza che fa onore, non solo ai committenti, ma a tutto il genere umano.
Nella trasmissione “Illustri conosciuti” di ieri sera sulla storia della basilica di san Pietro, l’insipienza andava ben oltre quanto poteva riconoscere la guida dell’Hérmitage ripensando alle ‘spiegazioni artistiche’ dei tempi della sua gioventù sotto un sistema totalitario.
Infatti Badaloni parla dall’interno di un sistema, il nostro,  che - se pur fallato in più punti - non è minimamente paragonabile a quello della Russia pregorbacioviana…
Invece, la TV del Vaticano riesce a fare di più!
Oltre a suggerire come quasi oltraggioso il sogno dei papi che, a partire da Sisto IV, dopo ben 1100 anni di vita dell’antica basilica, sentivano il bisogno di rimettere a disposizione dei fedeli una struttura non troppo pericolante, quale appunto dopo 1100 anni di vita, era ormai san Pietro the former, tra un rimprovero velato e uno meno circa la distruzione della ‘cultura’ classica operata dai cristiani (sostanzialmente la distruzione della preesistente necropoli, la quale, ad ogni buon conto, ancora sorge nei sotterranei del Vaticano) dimentica di dire che, quando il cristianesimo si afferma, era proprio il mondo romano in piena decadenza a non aspettare altro.
Non occorre aver letto Cicerone col suo De natura deorum oppure semplicemente Firmico Materno, solo per citarne alcuni, per sapere che lo sfascio della tanto vantata ‘classicità’ era dilagante su tutti i fronti, e che non c’era più molta speranza in nulla quando quella ‘proposta indecente’,  arrivata tramite rozze persone da una provincia romana, portò la ventata di novità e di verità che tutti attendevano.
Non apriamo il file di come e in che modo si impose il cristianesimo nel mondo dell’Impero.
E neppure di come, questa ‘rozza’ religione, fosse la sola forma di civiltà che, se pur rubando qualche lastra di marmo al Pantheon (tuttora perfettamente in piedi come è noto) seppe salvare dall’annientamento proprio la cultura e i positivi lasciti del mondo preesistente ormai afflosciato sempre più su se stesso sotto i colpi dei barbari.
Tra l’altro, Roma e i suoi papi, hanno funzionato da ‘scrigno’ protettivo delle ricchezze che l’arte e la cultura greco-romana avevano lasciati sparsi qua e là.
Potrebbero, forse, coloro che devono colpire e criticare per forza il ‘riuso’ dei laterizi antichi, prendersela con Milano, dove Sant’Ambrogio, molto più deciso di qualunque cristiano romano, fosse papa o meno, decretò senza mezzi termini che tutto quanto era appartenuto al passato, ora, con l’arrivo di Cristo, era finito ed iniziava un nuova epoca… lui che del mondo romano era un esponente in prima persona!
E, a Milano, sì che i documenti architettonici della Romanità sono praticamente scomparsi…
La descrizione del tempio vaticano propinata ieri sera a TV 2000 evitava di rilevare come, al di là di ogni teoria di nèmesi-vendetta, una reviviscenza ‘classica’ sicuramente serpeggiante, a mo’ di moda del tempo, nelle menti degli architetti e dei loro committenti c’era.
Ma con dei ‘distinguo’: per esempio il primigenio progetto di una aula a pianta centrale, così cara al mondo pagano classico, e che da Milano si portava dietro il Bramante, interpellato al riguardo e fautore di un progetto esattamente di questo tipo, viene poi rivisitato da Michelangelo prima, da Raffaello poi per concludersi col Maderno, per integrarlo in maniera certa con la scelta di pianta basilicale allungata.
Integrazione probabilmente dovuta alla nel frattempo intervenuta Riforma tridentina, ma soprattutto con la reale intenzione cattolica.
Grazie alla Guarducci e ai suoi studi accurati di scavo per noi oggi il cuore vero di tutta la gigantesca macchina, con buona pace di Lutero e dei suoi nostalgici è  tutto lì, sotto la meravigliosa volta di Michelangelo.
Nella necropoli sottostante e NON DISTRUTTA dai cristiani fu trovato quel brandello di porpora rossa, segno di estremo onore, incollato su povere ossa consunte di uomo dell’esatta età di Pietro quando fu ucciso.
Riportato alla luce, rimane il volto vero di quanto che, nei millenni, la Chiesa ha compiuto per raccontare, al di sopra di tutto, il fatto incredibile della nostra salvezza.