"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

C’è una pensione e una stanzetta che è un forno.
Non è ancora estate vera, ma dentro si schiatta.
Appena il sole comincia ad abbassarsi all'orizzonte ti piazzi sul balconcino in cerca d’aria ed ecco: il tiburio di santa Maria delle Grazie.
È bello morir di caldo così.
Davanti alla bellezza.
Bellezza che ha secoli da narrare e ancora non ci stanca.
Noi che basta così poco per stancarci.
Se la bellezza resiste - ti dici - possiamo resistere anche noi.
E non lo sai, ma tu resisti.
Resisti da tanto tempo, per te ma soprattutto nonostante te.
Qualcosa di quanto incontrato, inventato, amato sta resistendo proprio ora mentre tu, dentro la stanzetta-forno da commesso viaggiatore, stai scrollando la testa e non ci credi più.
Resistere è più forte della sensazione di cedere, e proprio ora, mentre scivoli, cadendo inesorabilmente verso il basso, stai resistendo.
Che si resiste è una sorpresa innanzitutto per noi stessi a cui hanno insegnato che o si vince o si perde.
Niente di più.
E invece, perdendo può non perdersi  tutto, vincendo può non ottenersi tutto.
Resistere è un’altra cosa.
È un dono.
Come la Bellezza.
Chi resiste, come la Bellezza, è nonostante.
Nonostante il pianto e nonostante il riso.
Nonostante il buio e nonostante il sole.
Nonostante la paura e nonostante l’allegria.
Il Bello ci strappa da noi, comunque diamo e ovunque siamo
La resistenza ci trova in piedi ovunque e comunque ci sentiamo.
È di altro che si parla quando si resiste.
Come è di altro che si palpita quando si ammira.
Poi, cala la sera anche sulla cupola del Bramante e tu non vedi ma sai.
Sai che non hai palpitato invano.
Sai che dopo tanto invocare ascolto, qualcuno ti ha osato guardare negli occhi mentre parlavi stamattina, invece di girare lo sguardo - come sempre - altrove.