"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

cardinale - Giacomo-Biffi

Una fortuna imparagonabile

Noi avevamo una fortuna di cui i ragazzi di oggi godono raramente.
Certo non conoscevamo merendine costose e raffinate, viaggi in terre lontane, settimane bianche, telefonini o personal computer, ma avevamo una madre dedita totalmente alla famiglia, cioè soprattutto a noi, io i miei fratelli.

Avevamo solo due genitori, -senza ‘predecessori, ’successori’ o ‘collaterali’- ma bastavano, uniti stabilmente come erano dalla sollecitudine primaria e concorde di attendere alla nostra esistenza, al nostro benessere, alla nostra formazione.
La donna sposata non lavorava fuori di casa: questo era un punto d’onore per ogni operaio.
E le moglie erano fiere della qualifica di casalinghe.
La lora attività, che non aveva giornate di riposo o ferie annuali, non era considerata da nessuno inferiore a quelle degli uomini: era diversa, ugualmente necessaria e complementare.
Le rivendicazioni femministe non sono nate qui.
Si può capire che la moglie del grande funzionario dello Stato abbia cominciato ad avvertire lo svantaggio sociale della sua condizione ‘secondaria’ ed improduttiva’ e sognasse di superarlo.
Ma in via Paolo Frisi otto non era cosí: tra l’impegno maschile dello stabilimento e quello femminile dell’allevare i figli, del preoccuparsi del decoro degli ambienti e delle persone, della responsabilità (il più delle volte) nell’oculata gestione delle scarse finanze, non si percepiva affatto differenza di rispettabilità o di rilevanza.
Si trattava semplicemente della più saggia, della più naturale, della più efficiente divisione del lavoro.

(Giacomo Biffi, già cardinale di Bologna)