"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Apertura Sinodo Vescovi 6 Ottobre 2008

(...)
“Cieli e terra passeranno, la mia parola non passerà mai” (Salmo 118). Umanamente parlando la parola, la nostra parola umana, è quasi un niente nella realtà, un alito. Appena pronunciata scompare. Sembra essere niente. Ma già la parola umana ha una forza incredibile.
Sono le parole che creano poi la storia, sono le parole che danno forma ai pensieri, i pensieri dai quali viene la parola. E' la parola che forma la storia, la realtà. Ancor più la parola di Dio è il fondamento di tutto, è la vera realtà.E per essere realisti, dobbiamo proprio contare su questa realtà. Dobbiamo cambiare la nostra idea che la materia, le cose solide, da toccare, sarebbero la realtà più solida,  più sicura.

(...)
Lo vediamo adesso nel crollo delle grandi banche: questi soldi scompaiono, sono niente. E così tutte queste cose, che sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono realtà di secondo ordine.
Chi costruisce la sua vita su queste realtà, sulla materia, sul successo, su tutto quello che appare, costruisce sulla sabbia.
Solo la parola di Dio è fondamento di tutta la realtà, è stabile come il cielo, è la realtà. Quindi, dobbiamo cambiare il nostro concetto di realismo. Realista è chi riconosce nella parola di Dio, in questa realtà apparentemente così debole, il fondamento di tutto. Realista è chi costruisce la sua vita su questo fondamento che rimane in permanenza.

(...)
Nel successivo versetto si dice:”Omnia serviunt tibi”. Tutte le cose vengono dallaParola, sono un prodotto della Parola. All'inizio era la Parola”. All'inizio il cielo parlò. E così la realtà nasce dalla Parola, è “creatura Verbi”. Tutto è creato dalla Parola, tutto è chiamato a servire la Parola. Questo vuol dire che tutta la Creazione, alla fine, è pensata per creare il luogo dell'incontro tra Dio e la sua creatura, un luogo dove l'amore della creatura risponda all'amore divino, un luogo in cui si sviluppi la storia d'amore tra Dio e la sua creatura.
Omnia serviunt tibi”. La storia della salvezza non è un piccolo avvenimento, in un pianeta povero, nell'immensità dell'Universo. 
Non è una cosa minima, che succede per caso in un pianeta sperduto.
E' il movente di tutto, il motivo della creazione.
Tutto è creato perché ci sia questa storia, l'incontro tra Dio e la sua creatura.
In questo senso, la storia della salvezza, l'alleanza, precede la creazione.
Nel periodo ellenistico, il giudaismo ha sviluppato l'idea che la Torah avrebbe preceduto la creazione del mondo materiale. Questo mondo materiale sarebbe stato creato solo per dare luogo alla Torah, a questa Parola di Dio che crea la risposta e diventa storia d'amore. Qui traspare già misteriosamente il mistero di Cristo.
E' quello che ci dicono le Lettere agli Efesini e ai Colossesi: Cristo è il 'prototypos', il primo nato della Creazione, l'idea per la quale è concepito l'Universo. Egli accoglie tutto. Noi entriamo nel movimento dell'Universo unendoci a Cristo. Si può dire che, mentre la creazione materiale è la condizione per la storia della salvezza,la storia dell'alleanza è la vera causa del cosmo. Arriviamo alle radici dell'essere arrivando al mistero di Cristo, a questa sua parola viva che è lo scopo di tutta la creazione. ”Omnium serviunt tibi”.Servendo il Signore realizziamo lo scopo dell'essere, lo scopo della nostra propria esistenza.

(...)
Se ci fermiamo alla lettera,non necessariamente abbiamo compreso la parola di Dio. C'è il pericolo che noi vediamo solo le parole umane e non vi troviamo dentro il vero attore, lo Spirito santo.
Non troviamo nelle parole la Parola.
Sant'Agostino in questo contesto, ci ricorda gli scribi e i farisei consultati da Erode nel momento dell'arrivo dei magi. Erode vuol sapere dove sarebbe nato il Salvatore del mondo. Essi lo sanno, danno la risposta giusta:a Betlemme. Sono grandi specialisti, che conoscono tutto.
E tuttavia non vedono la realtà, non conoscono il Salvatore.
Sant'Agostino dice: sono degli indicatori di strada per gli altri, ma loro stessi non si muovono.

(...)
La vera lettura della Sacra Scrittura non è solamente un fenomeno letterario, non è soltanto la lettura di un testo. E' il movimento della mia esistenza. Preghiamo il Signore perché ci aiuti a cercare non solo con l'intelletto, ma con tutta la nostra esistenza, per trovare la Parola. Alla fine :”Omni consummationi vidi finem, latum praeceptum tuum nimis”. Tutte le cose umane, tutte le cose che noi possiamo inventare, creare sono finite. Anche tutte le esperienze religiose umane sono finite, mostrano un aspetto della realtà, perché il nostro essere è finito, capisce solo sempre una parte, alcuni elementi:”latum praeceptum tuum nimis”. Solo Dio  è infinito.

(...)
Usciamo dalla limitatezza delle nostre esperienze ed entriamo nella realtà che è veramente universale.Usciamo verso il largo, nella vera larghezza dell'unica verità, la grande verità di Dio.
E così usciamo nella comunione di tutti i fratelli e le sorelle di tutta l'umanità, perché nel cuore nostro si nasconde il desiderio della Parola di Dio che è una.
Perciò anche l'evangelizzazione, l'annuncio del vangelo, la missione non sono una specie di colonialismo ecclesiale, con cui vogliamo inserire altri nel nostro 'gruppo'.
E' uscire dai limiti delle singole culture, nella universalità che collega tutti, ci fa tutti fratelli.
Preghiamo perché il Signore ci aiuti realmente ad entrare nella 'larghezza' della sua Parola e così aprirci all'orizzonte universale dell'umanità, quello che ci unisce con tutte le diversità.

(...)
Alla fine: ”Tuus sum ego: salvum me fac”. La parola di Dio è come una scala sulla quale possiamo salire e, con Cristo, anche scendere nella profondità del suo amore. E' una scala per arrivare alla Parola nelle parole. “Io sono tuo”. La parola ha un volto, è persona, Cristo.
Prima che noi possiamo dire”io sono tuo”, Egli ci ha già detto “Io sono tuo”.

(v. Lett. Ebrei e Salmo 39) Con la sua incarnazione ha detto :io sono tuo.
E nel battesimo ha detto a me: io sono tuo.
Nella sacra Eucarestia lo dice sempre di nuovo: io sono tuo, perché noi possiamo rispondere : Signore, io sono tuo.
Vogliamo appropriarci, nel cammino della Parola, entrando nel mistero della sua incarnazione,del suo essere, vogliamo espropriarci della nostra esistenza, dandoci a Lui che si è dato a noi.
“Io sono tuo”.
Preghiamo il Signore di poter imparare con tutta la nostra esistenza a dire queste parole. Così saremo nel cuore della Parola.
Così saremo salvi.