"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Vuoi nei cassetti, vuoi negli scaffali delle librerie, vuoi nei posti più strani.
Qui c’è il risultato di un aver messo mano ad uno scaffale.
Quello dove ai tempi raccoglievo tutti gli Osservatori Romani che - giocoforza - da una certa data in poi, per la mia sopravvivenza mentale e di fede, ho dovuto eliminare dalla mia cassetta della posta.
Ne usciranno altrettanti di vantaggi del dover traslocare…ne sono certa.
Intanto c’è questo.
Il vantaggio di scoprire che cosa sia veramente un Papa.
Non è detto che interessi chiunque, ma essendo cristiana e battezzata, per me è fondamentale.
Ero ad una messa nella cattedrale di Chiavari il giorno 29 di Giugno - festa di san Pietro e Paolo - e il sacerdote durante la breve predica altro non espresse che un rammarico.
In maniera soft e contenuta, ma un vero rammarico: quello per cui si constata che, oggi, parlare di Papa vuol dire elencare una serie di titoli (capo della Chiesa, santo padre, successore di Pietro ecc.) tranne uno: Vicario di Cristo. 
Pensando al rammarico del sacerdote di provincia così discreto, ma così acutamente amaro, ecco che mi impegnerò a trarre frutto dal trasloco imminente per copiare da un numero speciale di Osservatore Romano datato 9-10 Maggio 2005.
In quel giorno si stava insediando in San Giovanni in Laterano, la cattedrale del Vescovo di Roma, qualcuno che non si potrà mai più dimenticare.
Diceva, dunque, Benedetto XVI:
“(…)  La scienza e la sociologia, anche religiosa, da sole non possono fornirci un’interpretazione definitiva e vincolante della parola di Dio; non sono in grado di darci, nell'interpretazione, quella certezza per cui possiamo vivere ed anche morire.
Per questo occorre un mandato più grande, che non può scaturire dalle sole capacità umane.
Per questo occorre la voce della Chiesa che è affidata a Pietro e al collegio degli Apostoli fino alla fine dei tempi.
Questa potestà di insegnamento spaventa tanti dentro e fuori della Chiesa.
Ci si chiede se essa non minacci la libertà di coscienza, se non sia una presunzione contrapposta alla ‘libertà di pensiero’.
Ma il potere conferito a Pietro ed ai suoi successori è, in senso assoluto, un mandato a servire.
La potestà di insegnare nella Chiesa comporta un impegno a servizio dell’obbedienza della fede
Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge.
Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua parola.
Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare continuamente sé stesso e la Chiesa all'obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento ed annacquamento come di fronte ad ogni opportunismo.
Lo fece Papa Giovanni Paolo II, quando, davanti a tutti i tentativi - apparentemente benevoli verso l’uomo - e di fronte alle errate interpretazioni della libertà, sottolineò in modo inequivocabile l’inviolabilità dell’essere umano, l’inviolabilità della vita umana dal concepimento sino alla morte naturale.
La libertà di uccidere non è vera libertà, ma tirannia che riduce l’essere umano in schiavitù.
Il Papa è, e deve essere, consapevole di essere legato alla grande comunità della fede di tutti i tempi, alle interpretazioni vincolanti cresciute lungo il cammino pellegrinante della Chiesa.
Così, il potere del Papa non sta al di sopra, ma è al servizio della Parola di Dio, e su di lui incombe la responsabilità di far sì che questa Parola continui a rimanere presente nella sua grandezza e a risuonare nella sua purezza, facendo in modo che non venga fatta a pezzi dai continui cambiamenti delle mode.
La Cattedra di Pietro è simbolo della potestà di insegnamento che è potestà di obbedienza e di servizio affinché la Parola di Dio-la verità! –
Possa risplendere tra di noi, indicandoci la strada della vita.
Ignazio di Antiochia diceva che questa cattedra ‘presiede nella carità’.
Per la Chiesa antica la parola carità che significava agàpe, cioè amore, indicava il Mistero dell’Eucarestia.
In questo Mistero Cristo si dona sempre a noi e qui noi stessi impariamo l’amore di Cristo che attrae tutto a Sé.
Grazie all'Eucarestia la Chiesa rinasce sempre di nuovo!
La Chiesa non è null'altro che quella rete - la comunità eucaristica, la ‘comunione’ cioè, non prima di tutto la ‘comunità’ - in cui tutti noi ricevendo il medesimo Signore, diventiamo un solo corpo e abbracciamo tutto il mondo.