"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Tirava, sì, un discreto vento, ma prima che, infilato il cappuccio, dovessi battere in ritirata, l’immagine si era perfettamente impressa.
Era l’immagine di una grandezza.
Un tramonto: sul mare d’inverno, quindi: stando in questo punto della carta geografica, un po’ spostato a sinistra, rispetto al filo dell’orizzonte estivo.
Il bellissimo riflesso indica che c’è, o c’era il sole, che, ora, sparpagliandosi in mille chiazze di luce sul mare, ci vuole inebriare di bellezza, prima di riposare in pace.
La bellezza non lascia indifferenti.
Spesso però ci disturba, quasi.
Senza accorgercene, sprechiamo tonnellate di bellezza ogni giorno.
Non dipende dall'ambiente più o meno poetico in cui ci troviamo a vivere.
Certo, anche quello conta.
Ma la bellezza sta nel nostro accorgerci di quanto accade dentro e fuori di noi e - spesso - anche un pezzo di marciapiede, dove una radice non vuole restare annegata nell’asfalto ma, rompendo la superficie rischia di farci incespicare, è solo un’altra provocatoria bellezza.
Poi, se davanti c’è il mare… beh, allora, al netto di solitudini e sensi di sconfitta più o meno grandi, la bellezza non si fa proprio pregare per invaderti.
Però… anche così, anche davanti a così immensa evidenza, spesso non è per nulla garantito che siamo partecipi di una bellezza.
Talora ciò che è grande, ciò che è bello, ciò che è forte, è vissuto come negazione del piccolo, del poco affascinante, del deboluccio che - in fondo in fondo - ognuno sa di essere.
Qualcosa di grande lo desideriamo sempre.
In verità poi - incontrandolo - lo sentiamo come minaccioso.
Tante sarebbero le storie di minacce percepite che si potrebbero raccontare, mentre erano solo attimi di bellezza.
Te ne rendi conto quando un amore finisce, quando una madre muore, quando qualcuno ti aspettava a braccia aperte e tu pensavi ti stesse facendo il broncio.
Ma perché?
Perché la Bellezza, come Dio, ci devono sembrare così incredibili?
Così ambiti ma così fuori di una vera legittimazione nella nostra vita?
Penso lo spieghi Ratzinger quando incita a fare spazio all'eccedenza che ci supera anche se - semplicemente - non si spiega né coi nostri meriti né col nostro ‘potere d’acquisto’.
Per noi, purtroppo di default, riconoscere la grandezza si identifica meschinamente con una sorta di personale sconfitta.
La cerchiamo, la bellezza, Lo cerchiamo, Dio, poi - però - se veramente ci si palesano, sentiamo immediata la minaccia.
La minaccia di scoprire che non siamo noi tutto ciò.
E’ così che, “magnificare Dio”, come Maria nel suo canto davanti ad Elisabetta fa, rendendo la Sua misteriosa presenza grande dentro   ed attorno a noi, non coincide per nulla col rendere l’uomo - invece -  piccolo.  
Dice Benedetto XVI: “Dove Dio diventa grande, l’uomo non diventa piccolo, ma lì diventa grande anche l’uomo e luminoso il mondo intero”.
Così, dove l’altra persona che non sono io, il mio amico o il mio sposo o il mio semplice vicino di casa può finalmente essere grandi (se lo è) ma non per questo mettere in dubbio la mia, di grandezza.
Il tramonto che ci spiazza col suo impossibile di più è come un amore o un notturno di Chopin: immenso.
E noi, là davanti, siamo altrettanto irrevocabilmente e impossibilmente un nulla.
Ma la verità è che se un altro riesce dove noi non riusciamo o capisce un po’ di più di quanto noi capiamo, non sta rendendo noi meno grandi, meno noi stessi.
La bellezza porta a percepirti piccolo, ma grande, nello stesso tempo.
È questo che chiarisce subito se siamo davanti alla bellezza o all'arroganza.
E se una mamma sa tenerti per mano perché sei fragile ed impotente, come è vero che tutti siamo, nello stesso tempo sta raccontando a te ed al mondo solo di una tua grandezza.
Quello che ci supera, quando è grandezza e bellezza vera, non ci riduce, bensì fa grande e belli anche noi.
Dobbiamo accettare di farci ridimensionare sulla bellezza e sulla grandezza che noi non siamo.
Così fa il sole che tramonta. Così fa la mano di nostra madre che tiene stretta la nostra.
Anche se già non c’è più.


 Teoria Gender - Comde difendere i nostri figli