"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Possa esso trovarTi nella profonda, gioiosa interiorità in cui da sempre abbiamo celebrato questo istante che merita di essere il più fiducioso dell’anno.
L’ora in cui nasce il Salvatore!
Io sento che Ti immergi profondamente nel prodigio tanto spesso vissuto e presagito e percepisci, nell’infinita ascosità della sua contemplazione, la pura intangibilità del nostro cuore ed il modo in cui, questo cuore - se solo abbiamo la forza di tenerlo ogni tanto alla luce, in mezzo alla luce - è rafforzato e reso invulnerabile contro tutti gli attacchi della miseria e dell’abbandono.
Mi commuove ogni anno di più come Tu, cara mamma, sia riuscita, con un corpo tanto aggredito e sofferente, a conservare un cuore forte e costante contro le circostanze più difficili e corrosive; quanti al Tuo posto si sarebbero disperati, mentre Tu, a ben pensarci, nella Tua incessante battaglia Ti sei fatta sempre più forte, tangibilmente più lieta e, a Te - malgrado la vita Ti volgesse sempre i suoi lati più foschi - affluivano sempre, senza posa, dalle riserve interiori della Tua esistenza, una letizia ed un’adesione che non si possono spiegare con i mezzi dell’intelletto umano e che sempre rimarranno inspiegate e prodigiose.
Ma oggi è la sera giusta per parlare di prodigi, di fronte al prodigio del santo presepio, da cui a Te, poiché mai cessasti - in qualunque circostanza - di venerarlo ed adorarlo, è affluita  questa pienezza!
Allora, cara mamma, ritroviamoci assieme anche oggi - come ormai da decenni, ovunque io sia - proprio come nella primissima infanzia, stupiti e gioiosi davanti a questo santo mistero.
Com’era bravo il papà a preparare la stanza dei doni in modo tale che  a noi bambini balzasse il cuore nel petto già all’aprire la porta, quasi nel timore di venire sopraffatti da un’ondata di desideri esauditi.
Ma più possente ancora, man mano che questo cuore di bimbo fioriva e si accresceva, e quanto ancora oggi per il più adulto dei cuori, rimane questa prodiga onda che colma tutte le sue aspettative, benché essa non sgorghi più impetuosa dalla stanza allestita in gran segreto e aperta all’improvviso, non più dal tavolo stracolmo di doni, ma dal semplicissimo posticino in cui accendiamo la luce natalizia.
     La manifestazione del soave prodigio ha potuto farsi più piccola, più scarna, perché abbiamo imparato a percepire al minimo segno della sua presenza tutto lo splendore in noi, nel nostro spirito festoso ed ordinato.
L’apertura dei pacchetti, là fuori, dispone solo di un tavolinetto, ma la lunga tavola dei desideri esauditi si trova adesso nel nostro cuore, circondata da uno splendore che supera persino il ricordo del più bell’albero di Natale della nostra infanzia.
     Se in mezzo a questo nostro, silenzioso esser colmi di doni, dove tutto sembra essere esaudito e soddisfatto, potessi esprimere un desiderio mio, questo sarebbe , cara mamma, che le circostanze finalmente permettessero a Te di celebrare il prossimo Natale in quella casetta davvero Tua che da tanto desideri e che, se, come spero - dalla vendita della casa riuscirà - si potrà finalmente da qualche parte realizzare!
In questa fiducia, cara mamma, accetta sotto le luci natalizie, l’affettuoso abbraccio del Tuo vecchio figliolo che in questa stessa ora Ti ricorda solennemente”.

Rainer Maria Rilke, Lettere di Natale alla madre