"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Invitati: pochi eletti.
Un direttore d'orchestra piazzato davanti a flutti e marosi, nell’indifferenza generale, intona una grande partitura d'orchestra.
Il ritmo è quello del bagnasciuga, l'armonia quella del confliggere di un milione di ipotesi, la melodia quella chiusa nella sua mente e rivelata dall’instancabile moto della sua mano levata nell’aria: il ragazzo psicotico avanza, si arresta, si riavvia, fissa il mare, lo costeggia e tutto mentre lo disciplina elegantemente con le movenze della sua mano.
Tutto il corpo e il braccio teso a ricondurre e guidare migliaia di strumenti invisibili, affioranti dalla profondità del mare che solo il suo orecchio può udire si materializzano per chi affascinato dai suoi gesti, riesce a vederli…
Oltre ai legni vecchi e ai barattoli vuoti portati dal mare ci sono - ma solo per chi li sa ascoltare - mille e mille note di mille, e mille strumenti musicali.
Lui li sente.
Noi proprio no.
Piantato davanti alle onde e sollevando il braccio imperioso, non lo abbasserà più per lunghissimo tempo.
Le dita arcuate, vibranti indicano agli ‘strumenti musicali’ che solo lui ode come e quando intervenire nell'opera in corso: l'opera di una sinfonia mai sentita prima.
E che nessuno sentirà mai più.
Infatti non esiste.
Esiste solo nella mente, nel cuore, nelle dita che battono il vento, del ragazzo psicotico.
Lui sa cosa deve fare davanti a quel mare e al suo barbottare.
Sua madre, capelli stinti ed arruffati, andatura un po' goffa, lo segue con passo che si sforza stancamente di essere solenne: sta seguendo un direttore d'orchestra che percorre il suo podio, un podio infinito come tutta la spiaggia quant'è lunga.
Lei, senza batter ciglio, lo accompagna, portandone il giaccone.
Non sarà certo questa la maggior stranezza vista fare a quel figlio.
E, come tutte le cose troppo grandi per noi, nel bene come nel male - ma qui, dov'è il 'male'? - non si può fare altro che accompagnarle.
Lei e i suoi capelli lunghi e sgualciti da vecchia ragazza, lo accompagnano non perdendolo un attimo di vista (non si sa mai voglia entrare direttamente in acqua, magari tutto vestito, siamo d’inverno…), e, così facendo se ne vanno, una dietro l'altro, piano piano, verso laggiù, e diventano sempre più piccoli…
La mano levata imperterrita a dirigere le onde è l'ultima a sparire all'orizzonte.