"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Non quello che veste Prada: piuttosto un diavolo di quart’ordine, con addosso jeans sfilacciati e camicia over size per nascondere una sussiegosa adiposità adolescenziale.
Ed è lì, come niente fosse, sulla scala mobile dietro di te.
Nel pezzo d’archivio che appare questa settimana nella sezione “Cedro del Libano” viene descritto con terminologia teologica - la “pompa di satana” - esattamente quello che una, in cerca di un pochino di relax al grande magazzino, si ritrova a volte dietro le spalle su di una scala mobile.
Questi incontri ravvicinati col demonio sono meno rari di quel che ingenuamente si possa pensare.
Direi che un utile indicatore è un senso di gelo che dalle orecchie, spesso le prime ad essere interessate, scende rapido per tutto il corpo.
Fino ad annichilire, non solo, la voglia di shopping per quanto già frustratissima dalla penuria economica, ma anche quella di bearsi con la semplice visione di tutto quello che si può solo vedere senza sognarsi di toccare/comperare.
Nel caso di oggi le orecchie si sono ritrovate costrette ad udire una sedicenne intrattenere i due gonzi coetanei che la accompagnavano che sì, l’omicidio sarebbe la cosa migliore.
Io in genere non origlio mai, mai in questo caso erano parole dette proprio sopra la mia spalla, quella di  destra, e così…
Omicidio di chi? Mi sono detta preoccupata.
Ma ovviamente dei genitori.
Questi esseri superflui (ora che l’hanno accudita e resa matura fino al punto di andarsene in giro in jeans sfilacciati a ingombrare gradini di scale mobili), secondo il lucido periodare della teen in questione, ‘possiedono tre appartamenti e almeno 105 mila euro in banca’.
‘Non vedo perché - proseguiva - non fare qualcosa di utile per prenderseli e andarmi a fare, non so un giro per il mondo…’
Dopodiché, credendo di aver captato delle pure facezie, ma comunque colpita dalla ‘pesantezza’ della spiritosaggine, mi giro e scopro tre facce insulse (ma il male può mai avere una faccia intelligente? bella, forse a volte, sì, ma intelligente, mai) assolutamente serie e concentrate sulla proposta appena formulata.
Ecco: i loro sguardi seri e serissimamente vuoti, hanno favorito il gelo, dalle orecchie, a passare oltre.
In più - ma quanto durano queste scale mobili? - lo strascico che mi è toccato captare era il commento dei suoi compari: ”E brava, vai, te li spendi tutti e poi sei di nuovo punto a capo”.
Nemmeno un accenno ad eventuale negatività del concetto di omicidio o del non licet che vi attiene.
O… che ‘dovrebbe’ attenervi?
A questo punto, la tentazione di mollare una sberla su quelle tre facce da sberle, era tremenda e forse trapelava a tal punto che, pur intendendo una del trio proseguire, il genio del male che aveva intercettato il mio paio di occhi, la afferra per un braccio e la dissuade dal proseguire, liquefacendosi tutto il gruppetto in un attimo nella folla al piano.
Ho pensato poi a lungo alle parole di Ratzinger in quella Lectio magistralis di alcuni anni fa.
Oggi ho avuto l’esperienza di questa crudeltà, una crudeltà quasi totalmente mascherata dalla banale immediatezza, non importa se di un semplice pensiero: questi pensieri che si trastullano col male assoluto, facendo quattro chiacchiere con gli amici, sono invece il frutto di ben mirati, se pure non dichiarati, sforzi calcolati e ponderati per u unico scopo: mandare Dio su una stella lontana.
Una volta inviatolo lassù, ecco che poi magari si fanno bandi pubblici, come quello letto ieri affisso in metropolitana, appena tornata a Milano.
E’ uno stanziamento di qualcosa come 275mila euro per ‘i migliori progetti mirati a favorire l’integrazione sociale’.
Fare delle tombolate tutti assieme,?
La società, prima di integrarsi, è già morta da un bel po’ come si può notare sui gradini di una qualunque scala mobile.