La solitudine che tu mi hai regalato
“Vi scriviamo, sempre nel desiderio di portare conforto alla vostra carità.
Coloro che abitano in queste regioni sono tutti pagani.
Non basta: quelli che hanno preso dimora da queste parti, hanno abbracciato i costumi pagani, sicché hanno perduto persino quel senso di amore e di compassione che si portano a vicenda anche i barbari.
Sono rimasto fortemente colpito, e lo sono ancora, per l’impietosa freddezza di quelli della mia cerchia.
Non avrei mai potuto pensare che anche amici e parenti si disinteressassero di me e non si curassero della mia sorte infelice a tal punto da non voler neppure sapere come mi trovo, se sono ancora vivo o se già morto.
Eppure non dovremo tutti comparire davanti al tribunale di Cristo?
E con quale coscienza ci presenteremo dinanzi a Lui?
Forse furono paura o timore a spingere quegli uomini a trascurare il comandamento di Dio.
Ma che cosa potrebbe giustificare tale timore?
Di quale alienazione non fu mai causa lo spirito del male!
E così fui addirittura considerato il nemico di tutta intera la compagnia della Chiesa e loro avversario!
Ma Dio ‘vuole che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino alla conoscenza della verità’.
Ebbene, allora, per l’intercessione di Pietro stabilisca Dio i loro cuori nella fede ortodossa.
Li renda fermi contro ogni eretico o nemico della nostra Chiesa.
Sicché senza cedere in alcun punto anche minimo e senza piegare in alcuna parte, anche secondaria, conservino integra la fede professata per iscritto dinanzi a Dio ed agli Angeli santi, e per questo possano ricevere insieme a me, poveretto, la corona della giustizia e della fedeltà dalla emani del Signore.
Il Signore stesso avrà certo cura di questo mio povero corpo secondo che a Lui piacerà disporre.
Il Signore è vicino, di che cosa devo preoccuparmi?
Spero che nella Sua misericordia non tarderà a porre fine a questa mia condizione nel modo che Egli crederà”.
(San Martino I, papa e martire. Nato a Todi fu eletto alla cattedra di Pietro nel 649.
In questo stesso anno radunò un concilio per condannare l’errore dei monoteliti.
Arrestato dall’imperatore Costante nel 653 fu condotto a Costantinopoli e
sottoposto a dure sofferenze, quindi, trasferito nel Chersoneso, vi morì nel 656)