"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Veduta sul Valaàm” di Archip Kuindzi
Libertà come normalizzazione

Viaggiando su e giù della Linea Gustav (tanto per restare in tema con quanto l’articolo qua riproposto giustappunto evoca) due giorni fa ho letto delle considerazioni che fanno molto riflettere, soprattutto in vista delle elezioni europee dette europee.

Da Pino Arlacchi, La guerra e l’Europa suicidata dagli USA
“Kissinger diceva che essere nemici degli USA puó essere pericoloso, ma esserne amici è fatale.
Nel caso odierno la fatalità consiste nel suicidio economico imposto all’Europa e culminato con la guerra ucraina, preparata ed istigata da lungo tempo.
Due secoli fa Nietzsche preconizzava la vocazione autodistruttiva del nostro continente con il concetto” nichilismo europeo”.
La cui prova generale sono state le due guerre del Novecento. Il percorso verso la soluzione finale attuale è iniziato con il vassallaggio  agli USA instaurato dopo il 1945.
L’Europa ebbe un sobbalzo di dignità con la nascita della UE e l’euro come valuta potenzialmente alternativa al dollaro.
Ma siamo poi caduti sempre più in basso.
La rottura con la Russia nel 2022 causa guerra ucraina, capovolge un cammino iniziato verso Est e vanifica tutta la formula del nostro capitalismo.
Il Fondo monetario prevede che il Pil europeo resterà vicino allo zero per almeno tre anni, in controtendenza a quello di ISA e Russia e del resto del mondo.
La causa è in massima parte lo stop a petrolio e gas che noi acquistavamo a basso prezzo dalla Russia. Petrolio e gas che dopo lo scoppio della guerra noi acquistiamo dagli USA a prezzi tre/quattro volte superiori a prima.
Gli USA dopo poche settimane dall’inizio delle ostilità hanno spinto l’Ucraina a combattere invece che concludere un accordo giá quasi negoziato e hanno completato l’opera distruggendo il gasdotto Nord Stream nel settembre ‘22. Un atto di guerra contro la Germania ingoiato dai suoi dirigenti come nulla fosse. In questo modo l’Europa è divenuta il primo destinatario del loro petrolio.
Un colpo questo che, unito alle spese in armamenti e agli altri oneri della belligeranza arriva attorno a 316 miliardi di euro, pari al 2% del Pil della UE nel’22. Cifra aumentata nel ‘23 e che, guarda caso, corrisponde alla differenza tra il +2,4% del Pil USA e il +0,4% dell’Unione europea.
Il tutto tramite contratti capestro firmati con gli USA dalla Von der Leyen e vari governi europei.
L’aumento del prezzo dell’energia è la causa dell'aumento del 40% dell’inflazione in Europa. Un altro 40% è invece dovuto ai superprofitti degli importatori europei di gas.
Ma la vocazione nichilistica europea non finisce qui.
Non esiste infatti industria manifatturiera nostrana che possa reggere un costo dell’energia 4 volte maggiore di quello sostenuto dalla concorrenza americana.
Il paese più bastonato è la Germania che sta assistendo alla distruzione della sua base industriale e alla figa di centinaia delle sue imprese verso gli USA. Grazie anche all’attrattiva del Inflation Reduction Act. Mix di misure di favore che Biden sta distribuendo a piene mani per far trasferire negli USA pezzi interi del nostro apparato produttivo europeo. Inoltre la deliberata fine della formula di crescita europea basata - come candidamente dichiarato da Borrel per annunciarne lo stop - su Cina e Russia, energia a basso costo e accesso al mercato dell’Est per import/ export e investimenti a basso prezzo, ha spinto ció che restava del capitalismo europeo in un vicolo cieco.
(…)
Potranno i balbettii neoliberali su “più mercato” e “più Europa” sostituire una credibile nuova narrativa sul nostro posto nell’ordine mondiale post-americano che si rivela invece nitidamente multipolare, grazie all’avvicinamento - a causa delle sanzioni - di Russia, Cina, India le cui transazioni non avvengono più in dollari bensì le loro valute nazionali”?

(immagine: "Veduta sul Valaàm” di Archip Ivanovič Kuindži)