"Ed ecco la mia vita
Giunta sino all’orlo
Come un vaso d’alabastro
Infrango innanzi a Te
"

Boris Pasternák

Propriamente sembrerebbero le parole che io o qualunque altro suo cliente rivolgiamo al suo indirizzo quando lo si chiama per un‘urgenza …
Invece sono alcune tra le molte esternazioni, quasi metafisiche che l’idraulico in questione, è uso affidare all’etere virtuale.
E questo idraulico mi getta nelle profondità delle domande esistenziali più archetipiche quasi ogni volta che prende il suo cellulare e posta uno ‘stato’ …
Non è la prima volta e, forse, ne avevo già parlato proprio qui.
In questo caso, di nuovo ha colpito nel segno: chi non passa la sua vita ad aspettare?
A parte aspettare lui, cioè l’idraulico, che quando necessita mai arriva, è veramente una lunga e continua attesa tutta la nostra vita.
Lascerebbe però l’amaro in bocca se la vita fosse realmente un restare lì, dopo secoli di attesa, a rompersi  e basta.
Però questo è proprio quanto, e non solo all’idraulico, viene fatto di constatare.
Occorre cambiare il concetto di Cosa ovvero Chi aspettare.
E, infatti, senza la maiuscola, qualunque cosa o persona non potrebbe mai bastarci.
In più, solitamente, ci danno buca.
Ad aspettare c’era una vecchina, anni e anni fa, ai bordi di una strada, nella città dove vivevo da giovane.
Sostava sul limitare delle strisce pedonali e non osava avventurarsi: ogni volta che avanzava un piede, lo ritirava con somma angoscia perché un’auto le passava davanti.
La sua indecisione durava così da tanto che era proprio diventata una lunga e vana attesa.
Io passavo e vedendo questi armeggi, nonché ricordando le vignette dei fumetti di Topolino dove c’è (c’era) sempre un boyscout che porgeva il braccio ad un qualche anziano per farlo attraversare, talora anche quando questi non voleva, porsi il mio braccio e traghettai la vecchina.
Nella traversata delle zebre mi confidò che ‘tutti quei camion prendono sotto le auto e quelle si accartocciano‘ e questo le dava l’impossibilità di decidersi ad avanzare.
Certo, nel caso, se aveva visioni di accartocciamenti di auto, chissà quanto debole doveva parerle la sua carrozzeria umana al confronto …
Però da allora quando mi soffermo su questi scenari, a me pare quasi che il nostro attendere non sia più solo quello diretto ed immediato, per esempio attraversare le zebre pedonali, o andare dall’altra parte di una strada, o colei a cui l’idraulico esasperato ancia allocuzioni e invocazioni venate di minaccia da un cellulare, bensì che qualcuno ci afferri per il braccio e stia al nostro fianco, almeno per un tratto.
L’attesa non ce lo dice nessuno, ma è consistente eco di una presenza.
Un’eco a cui occorre ridare tutta la sua voce.
Qualcuno - con la Q maiuscola - già di suo, nella nostra vita, nel nostro cuore è forse da tempo arrivato, mentre noi - tutti preoccupati - stavamo banalmente aspettando un amore, un lavoro, un viaggio, una promozione, un regalo, la morte.
E credevamo che fosse questo che aspettavamo.
Allora, ho scritto all’idraulico, forse, non ci ’romperemmo’ mai.